L'anno appena concluso ha visto la consacrazione della crypto-art. Vediamo cos'é, come funziona e quali nuovi presupposti getta nel campo dell'industria creativa.
Per come lo conosciamo, il mercato dell'arte è un gioco per ricchi. Che si tratti di artisti o collezionisti, le opportunità di guadagno si presentano a pochi e le vendite più consistenti interessano solo la fascia alta del sistema. Secondo il Global Art Market Report di UBS e Art Basel, solo nel 2019 “works of art selling at prices in excess of $1 million accounted for 61% of total sales value in the fine art auction market in just 1% of lots”.
Disuguaglianze simili non appaiono unicamente in questo contesto. Ci si riferisce ad esse con espressioni quali "the rich get richer", "preferential attachment", "cumulative advantage", "Matthew effect": variano i nomi, ma non il meccanismo. In sostanza, il successo attrae maggiore successo, come in una spirale che segue una crescita superlineare. Chi di noi non lo ha mai sperimentato?
Nel mondo dell’arte è stato dimostrato che un ecosistema ben oliato gioca un ruolo cruciale nel plasmare la traiettoria futura di un artista. Il suo successo sul mercato è fortemente influenzato dall'accesso precoce alle giuste opportunità, come poter esporre in musei prestigiosi e fiere, essere sostenuto da gallerie conosciute o attirare l'attenzione di collezionisti famosi. Questo ecosistema si è sviluppato per fronteggiare un altro aspetto fondamentale del mercato: l’asimmetria informativa. Malgrado ci siano banche dati dedicate al valore monetario delle opere (ad esempio, artnet), il mercato dell'arte tradizionale è noto per la sua mancanza di trasparenza, soprattutto quando si parla di prezzi. La presenza di questa forte asimmetria, considerata per lo più una caratteristica del sistema, rafforza il ruolo dell'ecosistema nel determinare il successo di un artista o, più frequentemente, il suo fallimento.
Per queste ragioni, fedele alle sue dinamiche, il mercato dell'arte tradizionale è sempre sembrato indifferente alle novità del digitale, nonostante le numerose iniziative nel mondo ArtTech; così, almeno fino ad ora. L'anno della pandemia sembra infatti aver portato una svolta: la blockchain art.
Combined with emerging information markets, crypto anarchy will create a liquid market for any and all material which can be put into words and pictures (Timothy C. May, Crypto Anarchist Manifesto, 1988).
La tecnologia blockchain, comunemente associata alle criptovalute, ha ora il potenziale per modificare radicalmente la struttura dell’industria creativa e sta iniziando a farlo. Tramite la blockchain si può ad esempio tracciare la provenienza di un’opera, assicurarne la proprietà condivisa e, se digitale, la sua vendita come edizione singola o limitata. In campo artistico vi sono già numerosi casi di applicazione di questa tecnologia, anche notevoli, come i seguenti:
- Nel 2018 la messa all’asta della collezione Barney A. Ebsworth da parte di Christie's, che ha totalizzato 318 milioni di dollari, è avvenuta in collaborazione con Artory utilizzando il loro registro blockchain per custodire le informazioni relative alle vendite.
- Nello stesso anno la società Maecenas ha acquistato 14 Small Electric Chairs di Andy Warhol, spartendo la tela in porzioni virtuali vendute come ART token. Dalla vendita del 31,5% dell’opera, valutata nel complesso 5,6 milioni di dollari, l'azienda ne ha raccolti ben 1,7 milioni.
- Block 21 di Robert Alice è stato il primo token non fungibile venduto da Christie's nell'ottobre 2020. Partendo da una stima tra i 12.000 e i 18.000 dollari l'opera ha raggiunto un prezzo di 131.250 dollari.
La blockchain art, chiamata anche crypto art, è un movimento artistico emergente che associa opere d'arte digitali a token non fungibili (Non-fungible token o NFT), ovvero codici crittografici che ne certificano provenienza e proprietà. Trasferire un token equivale a cedere il certificato di proprietà di un bene. Come per ogni opera d’ingegno, questo trasferimento non presuppone la cessione della proprietà intellettuale, che resta sempre in mano al suo creatore, e dunque non permette all’acquirente di rivendicare copyright o diritti per il riutilizzo commerciale del bene in questione. La sottile differenza rispetto all'arte tradizionale è che nella crypto art il corpus mysticum – la creazione intellettuale e immateriale dell'opera – e il corpus mechanicum – la sua manifestazione percepibile – sono entrambi immateriali.
La crypto art trae le sue origini dall’arte concettuale, ne condivide la natura immateriale e distributiva delle opere e il rifiuto del mercato e delle istituzioni artistiche convenzionali. Tra i suoi primi esempi troviamo CryptoKitties, CryptoPunks, Autoglyphs e Rare Pepe, mentre le gallerie digitali oggi più popolari sono SuperRare, KnownOrigin, MakersPlace, Async Art e Nifty Gateway..
Per mostrare il funzionamento della crypto art in relazione alla blockchain, possiamo seguire il flusso di lavoro nella galleria SuperRare:
1. un artista crea un’opera d’arte digitale (un’immagine o un’animazione) e la carica nella galleria;
2. lo smart contract della galleria crea sulla blockchain Ethereum un token non fungibile associato all’opera e trasferisce questo token nel portafoglio digitale dell’artista;
3. la galleria memorizza poi il file della grafica sulla rete peer-to-peer IPFS, così né il token né l’opera visibile sono su alcun server centrale;
4. i collezionisti possono fare delle offerte per acquistare l’opera trasferendo l’importo scelto nello smart contract della galleria (il collezionista può ritirare le offerte in qualsiasi momento);
5. infine, l’artista accetta una delle offerte: lo smart contract della galleria trasferisce il token dell’opera d’arte nel portafoglio del collezionista e la criptovaluta concordata nel portafoglio dell’artista. Una parte del prezzo pagato dal collezionista (15% nel caso di SuperRare) va alla gelleria;
6. l’opera d’arte resta in vendita sul mercato. Quando un’opera è venduta sul mercato secondario una percentuale del prezzo pagato (10% nel caso di SuperRare) ritorna all’artista come diritto d’autore.
Se mettiamo a confronto il mercato dell'arte tradizionale e quello della crypto art prima di tutto notiamo che la distribuzione diseguale di opportunità e successo sembra comune a entrambi. Non appena il mercato crypto ha iniziato la sua crescita parabolica sono entrati in gioco anche i vantaggi cumulativi. Viste le aspettative, il risultato è stato piuttosto deludente: come per l'arte tradizionale pochi artisti e collezionisti dominano anche questo sistema. Ma si tratta di una reale sorpresa? Probabilmente no, almeno per ora.
Il mercato della crypto art si differenzia notevolmente da quello tradizionale per altri due aspetti cruciali: l’assenza di un ecosistema che medi l'accesso alle opportunità e la disponibilità e trasparenza totale dei dati sulle vendite. In realtà, nonostante gli sforzi recenti, queste caratteristiche restano ancora potenziali, visto che i dati sui prezzi non sono ben integrati né facilmente reperibili.
Ma procediamo con ordine nel nostro parallelo: nel mercato dell'arte tradizionale la maggior parte dei dati non è disponibile. Ciò contribuisce a sviluppare e rafforzare l'importanza dell’ecosistema che media l’accesso alle opportunità, elemento molto meno influente se ci fosse una reale trasparenza dei prezzi. Nella crypto art tutti i dati di mercato sono archiviati su blockchain, solitamente Ethereum, risultando completamente disponibili, ma le varie piattaforme utilizzano standard differenti per registrarli, finendo per limitare l’effettiva trasparenza dei prezzi messi a confronto, per non parlare dell’interoperabilità tra gallerie.
A nostro avviso, la crypto art in futuro potrebbe evolversi in entrambe le direzioni: da un lato potrebbe non sfruttare il suo potenziale di trasparenza e sviluppare un ecosistema mediatore fatto di gallerie, musei e fiere in grado di influenzare fortemente, se non addirittura determinare, l'accesso alle opportunità; dall’altro potrebbe invece creare un'infrastruttura di dati trasparente simile alle borse valori, dove la fonte di incertezza non si trova tanto nell’assenza dello storico delle transazioni registrate, ma solamente negli andamenti futuri. La scelta di quest'ultima direzione produrrebbe interessanti opportunità per lo sviluppo di un diverso tipo di mercato dell'arte. Vediamo come.
Come potrebbe evolversi dunque il mercato della crypto art se vi si adottasse gradualmente un'infrastruttura trasparente e interoperabile? Probabilmente ciò permetterebbe la nascita di almeno tre servizi chiave, quasi impossibili da immaginare per l'arte tradizionale:
- Valutazioni pubbliche che forniscono informazioni su tutti gli attori del mercato, permettendo ad esempio di individuare artisti emergenti anche grazie ai loro primi successi a livello di vendite.
- Previsioni accurate dei prezzi delle opere che vanno oltre le grandi incertezze tipiche del mercato tradizionale, per nulla trasparente.
- Raccomandazioni mirate di opere d’arte, un servizio attualmente mediato da esperti che potrebbe invece diventare più (se non completamente) data-driven, come accade su Netflix e Spotify per video e musica, rispettivamente.
La combinazione di questi tre servizi potrebbe rendere il mercato crypto non solo più accessibile e, in un certo senso, democratico, ma anche molto più vario. Invece di utilizzare il successo commerciale come unico valore per guidare le decisioni, finendo per feticizzare la fascia più alta del mercato, elementi come il gusto individuale, la qualità e la varietà dei contenuti, il comportamento di altri utenti e i dati storici del mercato potrebbero contribuire al processo decisionale per ogni fascia di prezzo. Simili elementi possono risultare utili anche alla ricerca e alla divulgazione artistica. Un esempio di questo approccio si può rintracciare in Art for Space, mostra curata dal Museum of Contemporary Digital Art (MoCDA) e inaugurata online lo scorso ottobre che mette a confronto valutazioni di esperti d'arte e dati di mercato raccolti tramite SuperRare, offrendo uno sguardo interessante sull'intersezione tra prestigio e successo nella crypto art. Nonostante appaiano in contrasto con lo spirito decentralizzato della comunità crypto, le istituzioni artistiche possono effettivamente svolgere un ruolo cruciale nel rendere blockchain e arte più accessibili anche al grande pubblico, favorendo l'intero ecosistema. La trasparenza dei dati potrebbe aiutare esperti e curatori a fronteggiare aspetti critici della crypto art, come volume, velocità e varietà di transazioni, opere d'arte, tecniche e stili costantemente prodotti, fornendo anche al mondo dell'arte tradizionale un modello più imparziale da seguire.
La crypto art rappresenta un’accelerazione verso un multiverso di possibili futuri anche per il mercato dell'arte più ampio: la tecnologia blockchain e la cultura digitale stanno portando a sperimentazioni che influenzeranno il modo in cui creiamo, scambiamo e sperimentiamo l'arte negli anni a venire. La piena trasparenza dei dati sulle vendite nel contesto crypto offre opportunità per dotare il mercato dell'arte del futuro di servizi basati su questi dati, tra cui valutazioni pubbliche, previsioni accurate dei prezzi e raccomandazione di opere d’arte, servizi che potrebbero portare a un cambiamento nella meccanica del mercato dell'arte tradizionale e, soprattutto, a una partecipazione più ampia. Sarà così?