La tua casa ovunque: New Eelam di Christopher Kulendran Thomas - Singola | Storie di scenari e orizzonti
"New Eelam: Brisbane", 2019, Institute of Modern Art, Brisbane.
"New Eelam: Brisbane", 2019, Institute of Modern Art, Brisbane. | Copyright: Carl Warner

La tua casa ovunque: New Eelam di Christopher Kulendran Thomas

Tra estetica e politica, l'arte si posiziona sui terreni a cavallo tra le nazioni, tra frontiere permeabili, casa dei "nuovi mobili".

"New Eelam: Brisbane", 2019, Institute of Modern Art, Brisbane. | Copyright: Carl Warner
Sharmini Aphrodite

(1995) è una scrittrice malese. È cresciuta nelle città sorelle di Singapore e Johor Bahru. Ha pubblicato articoli di critica d'arte su diverse riviste internazionali.

In questi tempi, i confini sanguinano. Prendiamo ad esempio quello tra Johor Bahru, in Malesia, e Woodlands, una regione a nord di Singapore. I malesi a volte si riferiscono scherzosamente a coloro che vivono a Johor Bahru come singaporiani, mentre i singaporiani potrebbero riferirsi a Woodlands come alla parte più meridionale della Malesia.

Le battute hanno il loro motivo di esistere. Più di 300.000 persone attraversano il confine ogni giorno. Un malese che lavora a Singapore potrebbe attraversarlo al mattino, trascorrervi la giornata, e tornare silenziosamente - o sguazzando, essendo il traffico simile alla melma - oltre il confine di notte, quando il sole è tramontato e le luci della città sono accese. Una giornata, una vita, trascorsa a cavallo delle frontiere.

Dopotutto questa è un'era, lo è stata negli ultimi decenni, di crescente nazionalismo e di identità globali e multietniche. Oggi una persona può facilmente essere residente in due o tre paesi diversi. Questo dissolversi dei confini permette un'esistenza liminale, fluida, dove lo stato di "via di mezzo” è diventato una nazione a sé stante. E sebbene eventi come la Brexit possano mirare a tamponare il flusso, non sembra che questo fenomeno sia sul punto di arrestarsi.

In New Eelam: Brisbane di Christopher Thomas Kulendran (prodotto in collaborazione con la curatrice Annika Kuhlman), questi temi sono tesi fino al loro limite critico, ma anche gioioso, poiché l'artista propone un futuro oltre i confini - un futuro in cui la tecnologia potrebbe avere un ruolo nella loro dissoluzione. Isolato nella propria galleria all'interno dello spazio dell'Istituto d'Arte Moderna di Brisbane, il lavoro di Kulendran è stato presentato in tre componenti: un'installazione, una serie di fotografie e un film.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane. | Carl Warner

L'installazione potrebbe essere descritta come una "scultura vivente", nel senso che è una scultura in cui si potrebbe vivere. È anche una scultura viva, che respira e che cresce di minuto in minuto. Strutturalmente, è una torre di cubi di compensato, compartimentata da travi di alluminio come un complesso residenziale in miniatura. Piante idroponiche rampicanti ammorbidiscono le linee rigide e minimali dell'installazione, mentre un bagliore rosa la riempie di un'aria futuristica. Una serie di tubi si snoda lungo la griglia, pompando liquido da pianta a pianta, dando alla scultura una parvenza di vita. Nella parte inferiore della struttura, un insieme di iPad è aperto su una pagina web che recita: "La tua casa ovunque: il futuro della vita globale" (Your Home Everywhere: the Future of Global Living). Sfogliando, la pagina si ingrandisce su una foglia di un verde così profondo da sembrare nero. "Storicamente", si legge in questa pagina, "le persone che vivono tra luoghi e culture diverse sono state responsabili di flussi di idee e invenzioni.

New Eelam sta sviluppando un'edilizia abitativa che consente alle persone di essere collegate a più comunità e in più città". In concomitanza con questa proposta, un film sul muro adiacente è narrato da una voce rassicurante, sempre presente ma mai invadente. Le numerose fotografie allineate sulle pareti della galleria mostrano scene di una città di notte, di edifici illuminati in piazze fluorescenti. L'effetto è quello di guardare la città da una finestra. Il visitatore si siede sotto la pallida luce rosa e la voce lo attrae verso una promessa di comfort.

Intitolato 60 million Americans can’t be wrong, il cortometraggio di 27 minuti parla della fondazione di New Eelam e del suo possibile futuro, benchè il film inizi dal suo passato. Prima racconta un po' di storia moderna e le circostanze relative alla guerra civile in Sri Lanka nel 1983. La guerra si svolse tra il gruppo paramilitare denominato Tigri Tamil e l'esercito dello Sri Lanka per il dominio delle regioni settentrionali del paese, dove le Tigri miravano a creare uno stato Tamil indipendente. È dallo stato secessionista e socialista dell'Eelam che deriva il titolo dell'opera di Thomas (l'artista stesso è inoltre vittima della diaspora Tamil dello Sri Lanka).

L’Eelam era il sogno di una società idealizzata ed egualitaria, che si sarebbe liberata dal giogo dell'oppressione di classe e di genere e sfilata via la pelle di serpente che per anni aveva oppresso la minoranza Tamil. L'intensa brutalità della guerra civile che si protrae da 26 anni ha però indebolito e ostacolato questa missione. Nel 2009 le Tigri sono state infine sconfitte dall’esercito singalese. A seguito di questo, lo Sri Lanka si è aperto agli opportunistici investimenti stranieri e al turismo occidentale. Da allora, una fragile pace è discesa sull'isola, portando con sé la natura intrinsecamente sfruttatrice del capitalismo.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane. | Carl Warner

Per Thomas, questo mercato emergente ha i piedi insanguinati, fondandosi su una nazione devastata - l'ideale socialista di un popolo oppresso, inghiottito da confini arbitrari tracciati dai colonialisti, dal caos e dalla crudele indifferenza del globalismo. New Eelam nasce da questa storia e guarda al futuro ponendo alcune semplici domande: cosa accadrebbe se una tale nazione ideale trionfasse? E se New Eelam facesse leva sullo stato attuale del capitalismo globalizzato e lavorasse attraverso esso per raggiungere i suoi scopi di solidarietà mondiale?

Il concetto è idealistico, e il film descrive l'atto di attraversare la frontiera - necessario per gran parte della popolazione Tamil dello Sri Lanka - come un qualcosa che lo è altrettanto. Si attraversa un confine alla ricerca di una vita migliore, alla ricerca di comunità che condividono la stessa visione e che cercano un mondo migliore.

Il film passa poi a discutere di come la tecnologia, che a sua volta ha accelerato e permesso la globalizzazione su larga scala, possa affiancare queste possibilità. Thomas lo spiega mostrando come all’indomani delle elezioni statunitensi del 2016 la pagina sull'immigrazione del sito web del governo canadese fu visitata da così tanti statunitensi sconvolti che il sito finì per crashare. Questo attraversamento virtuale delle frontiere - per quanto riuscito o meno in questo caso - indica come la tecnologia possa fornire percorsi e soluzioni alternative agli individui che potrebbero sentirsi delusi dalle loro nazioni d'origine.

Un'opera d'arte in un'azienda tecnologica, o un'azienda tecnologica in una galleria d'arte, è la missione di New Eelam: "La tua casa ovunque". Questa entità si propone di rivoluzionare il mercato immobiliare attraverso la comproprietà e il collettivismo, "dissolvendo" - se non decostruendo - la tradizionale proprietà della casa attraverso un servizio di abbonamento basato su un cloud che permette ai suoi membri di accedere a delle case situate in "alcuni dei quartieri più carismatici del mondo". Molte iterazioni di New Eelam sono state opportunamente esposte in biennali, come la 9°  Biennale di Berlino e l'11° Biennale di Gwangju.

Per la loro natura collaborativa e il loro posizionamento diplomatico, le biennali sono un luogo di interazione interculturale e transnazionale. Usate come strumento per il branding e il ringiovanimento delle città, tracciano una rete che si estende oltre i luoghi che le ospitano e ricordano ai visitatori il mondo che le circonda. Eppure, questa natura globalizzata delle biennali ha anche il suo svantaggio. Le biennali rischiano di diventare un "parco giochi" per la facoltosa élite del mondo dell'arte, probabilmente fungendo anche come forza trainante per la gentrificazione.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_P_07′, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_P_07′, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane. | Carl Warner

Questo solleva a sua volta un'altra domanda: mentre New Eelam si trova ad abitare nuove città al di fuori dello Sri Lanka e lungo il circuito mondiale dell'arte, come troverà favore in ogni singola comunità urbana? Come farà a rivolgersi sempre al "Tu" di "Casa tua"? L'artista Christopher Kulendran Thomas risponde a questa domanda tracciando un filo conduttore in tutte le versioni nel mondo che, sebbene simili, sono anche specifiche per ogni sito e contesto. In New Eelam: Brisbane, ad esempio, Thomas ha lavorato con figure locali australiane: il paesaggista Pete Shields, che ha creato l'allestimento idroponico, e il ceramista Tim Wilson. In un programma satellite condotto dall’Istituto di Arte Moderna con Pete Shields e Steve Kemp – specialista di piante tradizionali appartenente al popolo Ghungalu – i concetti alla base di New Eelam hanno dato vita a una discussione sull'ecologia locale di Brisbane.

Forse è nelle sue piante che si rivela il cuore di New Eelam. Ogni sua iterazione le comprende: piccoli vasi di vegetazione collegati dal morbido sbuffo dei loro tubi di alimentazione. Le piante idroponiche non sono radicate nel terreno; in genere, vengono messe in acqua o in aria. Entrambi questi elementi sono fluidi e in continua evoluzione. Le sostanze nutritive che le piante ricevono non emergono dal terreno, ma prosperano su materiali più simili a nuvole. New Eelam sembra chiedersi: e se la cittadinanza fosse trattata allo stesso modo? E se i nostri concetti di casa o di appartenenza fossero liberati da vincoli ereditari, nazionali o territoriali - e se potessimo muoverci con l’impermeabilità dell'acqua o dell'aria? Internet è – come descritto in 60 million Americans can’t be wrong - un modo per raggiungere questo obiettivo, anche se solo in modo virtuale e metafisico. Mentre le persone continuano a comunicare digitalmente, stanno superando le demarcazioni che sono state tracciate nella terra. New Eelam riflette sull’andare oltre, raccogliendo idee su un complesso di situazioni di vita che esistono al di là dei confini di luogo.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane.

Christopher Kulendran Thomas, ‘NE_HYDRO_07’, 2019. Institute of Modern Art, Brisbane. | Carl Warner

La stessa diaspora vissuta da Thomas sottolinea questi temi; egli è nato a Londra da genitori fuggiti dalla violenza del conflitto civile. Coloro che sono fuggiti dalla guerra civile dello Sri Lanka avranno anche lasciato il loro paese, ma la prima generazione ha portato con sé il trauma, incorporandolo nella propria pelle. In questa prima ondata diasporica, i confini della nazione si sono allargati. Ora, ogni generazione successiva - come lo stesso Thomas – deve lottare con questo concetto amorfo di identità nazionale. Alcuni avvolgono la patria così saldamente intorno al proprio corpo che il tessuto diventa sottile e nello sforzo la riducono a uno stereotipo di odori, colori, sapori. Altri la gettano via del tutto, dichiarando fedeltà e affiliazione direttamente ai paesi in cui sono stati cresciuti. Altri ancora galleggiano tra le nazioni, ed è per loro che una proposta come New Eelam potrebbe essere più allettante.

È, o potrebbe essere, una nazione che invita oltre i confini, tra i confini - una nazione di scelta. È una nazione che permette la permeabilità, che trae vita dall'aria e dal liquido. All'interno di Brisbane e delle altre sue manifestazioni, possiamo vedere come New Eelam renda omaggio alla sua località. Allo stesso tempo, la fluidità adottata dal progetto è rappresentata nelle sue piante, che possiedono infinite possibilità, fiorenti ovunque si trovino.

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Questo articolo è una ripubblicazione da:
Traduzione: Cecilia Benedetti.
Sud-Est Asia - 2019
Arti
Sharmini Aphrodite

(1995) è una scrittrice malese. È cresciuta nelle città sorelle di Singapore e Johor Bahru. Ha pubblicato articoli di critica d'arte su diverse riviste internazionali.

Questo articolo è una ripubblicazione da:
Traduzione di
Cecilia Benedetti
Pubblicato:
22-10-2020
Ultima modifica:
21-10-2020
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