Bataille Renaissance - Singola | Storie di scenari e orizzonti
Sacrificio di una gallina, festività di Tranca Ruas, Brasile
Sacrificio di una gallina, festività di Tranca Ruas, Brasile | Copyright: Locura Breve / Flickr

Bataille Renaissance

La morte degli Dei e l'ultimo uomo. Un percorso da Georges Bataille a Nick Land e ritorno.

Sacrificio di una gallina, festività di Tranca Ruas, Brasile | Copyright: Locura Breve / Flickr
Niccolò De Mojana

(1983) è laureato in filosofia. Collabora con diversi editori italiani a progetti di comunicazione digitale. 

Se Dio è morto, è stato perché era troppo in buona salute; perché aveva perduto il contatto con l’intrinseca infirmitas dell’archetipo. 

A partire da questa breve, enigmatica affermazione di James Hillman tratta dal saggio Ananke e Atena. La necessità della psicologia anormale, proveremo qui a entrare all’interno del complesso sistema di pensiero di Georges Bataille, per poi eseguire un salto carpiato e atterrare nel futuro immaginato da uno dei discepoli più controversi del filosofo francese, l’inglese Nick Land. Un percorso, questo, che tenterà di chiarire il legame tra le teorie sull’utile di Bataille e la visione accelerazionista, mostrando il loro obiettivo finale: indicare una via di fuga dal nichilismo occidentale, dalla “morte di Dio” evocata da Nietzsche.

Che cosa, dunque, intendeva dire Hillman? All’inizio del saggio, lo psicologo statunitense muove la propria riflessione dalla celebre sentenza di Jung: “Gli Dei sono diventati malattie”. Afferma quindi che le origini dei nostri malesseri e delle nostre malattie psichiche siano da ricercare innanzitutto nel rapporto che intratteniamo con gli archetipi mitologici della tradizione. Gli Dei, scrive Hillman, sono essi stessi patologizzati: le figure del mito litigano, imbrogliano, hanno ossessioni sessuali, consumano vendette, uccidono. Queste rappresentazioni anormali delle divinità hanno una duplice origine: da un lato, l’uomo proietta negli Dei i propri difetti e le proprie paure, dall’altro gli stessi miti influenzano il mondo secolare rivelandogli il potenziale destino che lo attende. Ne consegue che l’uomo potrà sentirsi in armonia con il regno degli archetipi non tanto (non solo?) attraverso la ricerca della santità morale ma anche percependo profondamente i propri tormenti e le proprie ossessioni: “Le nostre anormalità rispecchiano le anormalità originarie degli Dei, le quali vengono prima delle nostre, rendendo le nostre possibili”.

Chiarito questo punto, possiamo ora intendere meglio la frase citata all’inizio. Il Dio cristiano muore nel momento in cui l’uomo occidentale vuole concepirlo come privo di anormalità e di difetti: nel tentativo di idealizzarlo come un essere perfetto, lo azzera, lo nientifica, lo uccide.

Cambio di scena.

Immaginate uno squallido bar nella periferia di Parigi, negli anni ’30. Malviventi, prostitute, ubriachi riversi sui tavolini, puzza di fumo e di vomito. Georges Bataille è seduto di fronte al bancone e ordina l’ennesimo bicchiere. In quegli anni, dopo aver ascoltato le leggendarie lezioni di Alexander Kojève all'École pratique des hautes études, il giovane filosofo trascorreva spesso le notti consumandosi in ambienti poco raccomandabili (da qualche parte, nella sua sterminata opera, dirà poi che solo in quei luoghi riusciva a sentirsi realmente a suo agio). 

Nel capolavoro narrativo L'azzurro del cielo, scritto da Bataille nel 1935 ma pubblicato molto più tardi, il suo alter-ego protagonista si trascina da un’osteria all’altra devastato dell’eccesso di alcol e tormentato da morbosi e insaziabili impulsi sessuali. Sono gli anni nei quali lo scrittore prende appunti su centinaia di pagine che vengono poi raccolte in un volume intitolato Il limite dell’utile. All’inizio del testo, riferendosi alla società borghese occidentale, scrive:

Ciò che non serve a nulla è considerato vile, privo di valore: tuttavia ciò che serve è sol­tanto un mezzo. L'utilità si riferisce all'acquisizione, all'accrescimento dei prodotti o dei mezzi per produrli: si oppone alla spesa improduttiva. Riguardo all'uomo che ammette la morale utili­taria, si può dire che il cielo si richiude su di lui: egli disconosce la poesia, la gloria, e il sole ai suoi occhi è solo una fonte di calore.

Over Flow, installazione di Tadashi Kawamata, Lisbona, 2018

Over Flow, installazione di Tadashi Kawamata, Lisbona, 2018 | Pedro Ribeiro Simões / Flickr

Secondo Bataille, in sintesi, alcune particolari attività come la poesia, il lusso, l’erotismo (che lui definisce “comportamenti gloriosi”) vengono accettate dai contemporanei solo se considerate utili allo sviluppo della società. Così facendo, però, la borghesia trasforma l'uomo in un animale ser­vile e meccanico. Se il mondo occidentale pone la crescita come unico scopo della vita umana (dove per crescita si intende “aumentare e conservare le ricchezze”), allora solo ciò che serve a produrre e a far muovere in avanti la Macchina viene considerato necessario. 

Eppure, sostiene Bataille, in passato le società pre-moderne avevano una concezione dell’utilità molto diversa. Ciò che rendeva grande un popolo (e questo, dice, è ancora oggi riscontrabile tra alcune tribù) è il contrario dell’acquisizione, ovvero il dispendio. 

A dimostrazione di questa singolare tesi, Bataille riprende le teorie di Marcel Mauss, il quale nel 1923 aveva dato alle stampe il suo Saggio sul dono, ponendo sul tavolo della discussione il concetto di potlatch, un’antichissima cerimonia praticata in occasione di iniziazioni, matrimoni e funerali. Durante questo rito, le ricchezze della tribù non dovevano essere accresciute e non avveniva alcuno scambio teso allo sviluppo quantitativo della comunità. Al contrario, il capo villaggio ordinava di cedere o addirittura distruggere una sostanziale parte delle risorse che erano state fino a quel momento conservate. E affinché questo dispendio fosse valido, la comunità inscenava una festa sacrificale.

Scrive Mauss:

"È attraverso i doni che si stabilisce la gerarchia tra capi e vassalli, tra vassalli e seguaci. Donare equivale a dimostrare la propria superiorità, valere di più, essere più in alto, magister. Accettare senza ricambiare o senza ricambiare in eccesso, equivale a subordinarsi, a diventare cliente o servo, farsi più piccolo, cadere più in basso (minister)".

Ora, com’è possibile che un atto di distruzione, di “dispendio”, possa essere considerato proficuo per la stessa comunità che aveva accumulato quei beni? E di conseguenza dovremmo chiederci: per quale incomprensibile ragione, nell’arco di millenni, gli uomini hanno commesso sacrifici rituali, offrendo all’invisibile beni materiali, uomini e animali visibili e concreti? 

È ovvio che per rispondere a quest’ultima domanda non basterebbero decine di pagine e non ci è possibile rispondere in maniera esauriente in questa sede. Possiamo limitarci a dire che in gioco nel pensiero batailliano c’è il tentativo da parte dell’uomo di disidentificarsi come soggetto-padrone sulle cose del mondo per poter dischiudersi a una soggettività spesa tra le cose del mondo (suggerisco, per chi ha intenzione di approfondire il tema del sacrificio, il magistrale saggio di Elena Sbrojavacca sull’Opera di Roberto Calasso: Letteratura assoluta, pubblicato da Feltrinelli nel 2020). 

Iniziamo così a intravedere il ribaltamento di prospettiva: dalle società arcaiche – nelle quali il dispendio veniva inteso come rituale di espiazione della colpa umana nei confronti del divino – si passa a una società capitalistica nella quale la morale borghese disprezza ogni spreco improduttivo. Ma è proprio su questo punto che entra in scena il pensiero accelerazionista di Land. E il suo punto di vista è spiazzante.

Come scrive Tommaso Guariento, la storia del capitalismo coincide per Land

“non tanto con il processo di accumulazione, ma con una tendenza all’astrazione e alla fluidificazione (la deterritorializzazione di Deleuze e Guattari). Quest’opera di distruzione elimina i legami con i confini territoriali (colonialismo), con le credenze religiose (Illuminismo) e con la dipendenza dalla Terra (Rivoluzione Industriale). Nella sua dinamica espansiva, il capitale è identificabile come una forza cieca che tende al dinamismo infinito. Il suo fine è quello di distruggere tutte le limitazioni, trasformare ogni cosa in merce, denaro, informazione. Per Land, il capitale non è un modo di produzione, ma una dinamica biotecnologica – assimilabile alla pulsione di morte freudiana e all’economia dello spreco di Bataille”.

Nella dinamica capitalista, dice in sintesi il filosofo accelerazionista, non si vuole semplicemente accumulare, ma anche dispendere in maniera improduttiva. La logica del dispendio ingloba così lo stesso umano, finalmente reso cosa tra le cose del mondo e non più soggetto a capo della catena produttiva. 

Fin dall’inizio dei suoi studi su Kant e Bataille, seppur ibridati dalla contaminazione con il cyberpunk e la musica elettronica, Land pone a obiettivo della propria ricerca il superamento di quel dispositivo antropocentrico e repressivo che egli chiama Human Security System. Ovvero, prosegue Guariento, il superamento di quel “complesso di valori umanistici che appartengono alla pre-modernità: il legame al territorio, le credenze religiose, i codici e le interdizioni”. Ripensando a Bataille potremmo dire: il superamento della morale borghese e della sua tendenza all’accumulazione e al risparmio. Ecco allora che la morte di Dio annunciata da Nietzsche si configura, nella visione batailliana di Land, come l’evento cardine che permette di oltrepassare l’economia borghese dell’accumulazione e accedere a una economia oltre-umana.

Ecco, se fino a qui abbiamo tentato di mostrare ciò che unisce i due pensatori, da questo punto in avanti le due strade divergono in maniera radicale. 

Poco prima di morire (dunque diversi anni dopo aver lavorato agli scritti sull’utile) Bataille dà alle stampe La letteratura e il male, che sarà il suo ultimo saggio pubblicato in vita. Ed è con questo testo memorabile che il filosofo indica la strada da percorrere per affrontare la morale borghese e oltrepassarla. È la letteratura “autentica” di Blake e di Kafka, ci dice Bataille, la via prometeica che, sola, può porre realmente in discussione le convenzioni borghesi. È l’accettazione da parte del lettore della propria anormalità e della propria “colpevolezza” in relazione alle leggi sociali che lo vorrebbero moralmente irreprensibile, l’unica possibilità di riscatto. Il vero scrittore è colui che, cosciente delle proprie ossessioni, ne fa un’occasione per tuffarsi dentro l’abisso e mostrare a tutti gli altri una possibilità inedita di conoscenza, offrire una chance per oltrepassare il nichilismo passivo.

Una concezione certamente molto distante da quella che troviamo implicata dagli sviluppi del pensiero di Nick Land, che oggi, dopo essersi traferito in Cina, profetizza il superamento dell’umanità attraverso l’accelerazione tecnologica del capitalismo in virtù del predominio totalizzante da parte di una macro intelligenza artificiale.

Land pubblica la sua tesi di dottorato, dedicata a Bataille, nel 1992, facendo seguire allo studio una serie di interventi che pongono le basi del dibattito contemporaneo sull’accelerazionismo, interventi concepiti in seno alla Cybernetic Culture Research Unit (CCRU), gruppo di ricerca interdisciplinare collocato presso l’università di Warwick. Sono anni di sperimentazioni ed eccessi che portano infine il ricercatore alla decisione di abbandonare il percorso accademico e acquistare un biglietto di sola andata per Pechino. Intervistato da Tiziano Cancelli qualche mese fa, Land ci dice che nel nostro tempo “lo spazio profondo e il cyberspazio sono i nuovi orizzonti della geopolitica, importanti tanto quanto l’oceano prima di loro”.

Già, resta solo da capire se per esplorarli sia preferibile rinunciare all’umanità (come a lui appare inevitabile) oppure – viceversa – rivendicare la potenza della nostra infirmitas. 

Come scrive Nietzsche, l’ultimo uomo è colui che dimentica di avere in sé il Caos.

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Globale - 1935-2021
Pensiero
Niccolò De Mojana

(1983) è laureato in filosofia. Collabora con diversi editori italiani a progetti di comunicazione digitale. 

Pubblicato:
23-11-2021
Ultima modifica:
23-11-2021
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