Scrivere ancora del dove - Singola | Storie di scenari e orizzonti
Viaggiatrice a Bogotá, Colombia
Viaggiatrice a Bogotá, Colombia | Copyright: Michael Barón / Unsplash

Scrivere ancora del dove

Breve viaggio dell'editoria dei luoghi. Interventi di Marco Agosta (Iperborea), Giulio Perrone (Giulio Perrone editore), Andrea Palombi (Nutrimenti) e Orfeo Pagnani (Exòrma edizioni).

Viaggiatrice a Bogotá, Colombia | Copyright: Michael Barón / Unsplash
Francesca Ceci

ha pubblicato con Tunué i graphic novel Badù e il nemico del sole e Possiamo essere tutto, patrocinato da Amnesty International. Scrive di libri e letteratura su I libri degli altri, Flanerì e Altri Animali e ha pubblicato articoli e racconti in antologie e su diverse riviste letterarie.

Preparare e realizzare questa intervista è stato una sorta di viaggio. Approfondire collane dedicate ai luoghi, infilarsi tra righe che raccontano il Nepal, la Russia, il Brasile, girare pagina e trovarsi nello Spazio, percorrere una geografia di possibilità infinite. Questo vuol dire guardare al viaggio con occhi nuovi e diversi da quelli abituali, adattarsi ogni volta a un mondo che si espande e che sembra a portata di mano per poi ridursi improvvisamente a una tappa impossibile e inaspettatamente irraggiungibile.

Abbiamo intervistato quattro editori di quattro diverse case editrici che dedicano parte del loro lavoro alla letteratura dei luoghi e che ci hanno raccontato cosa significa per loro questo tipo speciale di viaggio, di cosa sono fatti i posti che raccontano e se è ancora possibile - e come - scoprire e raccontare i luoghi: Marco Agosta di Iperborea, Giulio Perrone di Giulio Perrone editore, Andrea Palombi di Nutrimenti e Orfeo Pagnani di Exòrma edizioni.

Francesca Ceci per Singola - In un tempo in cui le distanze fisiche e geografiche sembrano accorciarsi, in cui è più facile prendere un aereo, imbarcarsi verso mete meno conosciute, come è cambiato il ruolo della cosiddetta letteratura di viaggio – che probabilmente nel vostro caso è più corretto definire letteratura dei luoghi?

Marco Agosta - È vero che negli ultimi 20 anni, grazie anche alle offerte economiche, il numero dei viaggi si è moltiplicato, diventando spesso sempre più connotante dell’identità del viaggiatore.
Essendo, come umanità, stati già ovunque, l’esperienza di viaggio da raccontare diventa sempre più estrema. Oggi giri del mondo a piedi, in bici, in vespa sono diventati normali, la conferma si trova anche dai titoli presenti in libreria; e anche viaggiando si incontrano viaggiatori che compiono rotte assurde e stanno via per tempi lunghissimi. Per raccontare però qualcosa di profondo su un paese bisogna conoscerlo bene: stare qualche giorno o poche settimane in un luogo e poi scrivere di esso non ha molto senso, la letteratura di viaggio diventa tale quando c’è una bella penna e una grande esperienza del posto.
Il nostro progetto The Passenger offre una guida atipica ai luoghi, fornisce un’alternativa al viaggio fisico e mentale. È nato dalla nostra esperienza di viaggiatori e dall’esigenza di raccontare la contemporaneità e l’attualità dei luoghi. Fin dall’inizio il progetto ha avuto un successo crescente, ci siamo resi conto che il pubblico di futuri lettori era già lì, come in attesa di questa idea.

Giulio Perrone - Passaggi di dogana è nata alcuni anni fa da un'idea di Mariacarmela Leto per tentare di costruire una geografia emozionale che non si limiti a raccontare un luogo ma a farcene assaporare un percorso diverso e originale. A guidarci sono intellettuali, musicisti, artisti che l'autore, di volta in volta, ci fa riscoprire attraverso i luoghi che hanno ispirato loro o le loro opere. È sicuramente vero che in quest'ultimo anno e mezzo la letteratura, e quindi soprattutto una collana come questa, ci ha aiutato a viaggiare anche quando non potevamo spostarci e sentirlo costantemente dai lettori è qualcosa che ci ha dato grande fiducia e coraggio nel sostenere e arricchire questo progetto di collana.

Andrea Palombi - Per noi la letteratura di viaggio in senso stretto è soprattutto letteratura di mare. Da sempre Nutrimenti ha dedicato infatti un ampio spazio al mare e alla vela. Non a caso. Anche nel nostro tempo, in cui tutto sembra dover essere preordinato e pianificato, il mare resta l’ultimo spazio dove non esistono strade già tracciate da seguire, dove per viaggiare è necessario disegnare la propria rotta che sarà sempre un po’ diversa da quella di chiunque altro, anche per andare dallo stesso punto di partenza allo stesso punto di arrivo. E dovendo considerare anche le incognite dello stato del mare e del vento. Per questo pubblichiamo la grande letteratura di mare, da Conrad a Stevenson a un capostipite come Frederick Marryat, in nuove traduzioni. O diari di bordo più vicini a noi, ma ormai considerati classici, come ad esempio Solo, intorno al mondo di Joshua Slocum, primo giro del globo a vela in solitaria, con una bella introduzione di Björn Larsson.

Orfeo Pagnani - Esatto: parlare di “letteratura di viaggio” confina una prospettiva in un genere e questo ci sembra riduttivo. Ci si aspetta il reportage, il diario, la cronaca, al massimo la rappresentazione.
Ciò che la complessità dell’oggi chiede – è questo che ci interessa intercettare e traghettare – è invece una “scrittura di luogo”.
È vero, i tempi di trasferimento da un posto all’altro si sono potenzialmente ridotti, il mondo è diventato “più piccolo”, si azzera l’idea di lontano, è relativamente facile arrivare quasi ovunque –anche se ci sono luoghi della terra dove non si può più andare–; ma non si deve pensare a un cambiamento di ruolo quanto a una mutazione dello sguardo, ad un processo di coevoluzione, alla capacità della letteratura legata alla dimensione del viaggio di aderire alla realtà fisica del mondo.
A che punto siamo di questa vicenda evolutiva? Siamo al tramonto del mito psicologico ed esistenziale del viaggio in letteratura? Intanto si è sicuramente archiviata da un pezzo la possibilità della scoperta del nuovo, lo spazio del non conosciuto si assottiglia, ogni luogo sembra appiattito sull’esperienza di altri viaggiatori, ogni spazio è uno spazio già noto, luoghi già visti e già scritti; vista la figurazione fitta e dettagliata che ci offrono le varie forme della rappresentazione sembrerebbero essere esaurite tutte le porzioni di spazio immaginabili.
La letteratura oggi, non solo quella legata alla narrazione di viaggio, convive e frequenta un immaginario eroso e fa i conti con una realtà fisica del mondo inedita, quella del cambiamento climatico, del riscaldamento globale, delle emergenze sanitarie e sociali, delle migrazioni, dei conflitti permanenti, della cecità, del depauperamento selvaggio delle risorse, dei big data e della profilazione, della programmazione predittiva, di continenti ridotti a discariche di altri continenti, della smaterializzazione delle attività e dei rapporti, e anche del viaggio stesso, traslato nello spazio virtuale della rete. Che grado di consapevolezza abbiamo? È sufficiente riflettere, ad esempio, su come si tende a guardare all’impatto dell’intelligenza artificiale come a un fatto incipiente, mentre pervade già ogni aspetto della nostra vita; oltre ad aver determinato il cambio di passo della ricerca, ha visto una ricaduta tecnologica sempre più ossessiva modificare tempi e modalità della fruizione e del consumo; mutano, rapidamente, anche la mobilità, la percezione dello spazio, i media, le abilità, le necessità. È l’Antropocene, vero? Nel momento presente quale Viaggio è possibile, quale Viaggio ci rappresenta? La scrittura di luogo deve cercare uno spazio virtuale, lo spazio bianco inesplorato da cartografare nelle nostre menti.

Giulio Perrone

Giulio Perrone

FC - Le vostre collane dedicate ai viaggi e ai luoghi sono spesso il risultato dell’incontro tra un autore italiano e un paese che non è necessariamente quello di origine, piuttosto di elezione. Come avviene la scelta dell’autore e del luogo da raccontare?

MA - Il progetto fin dall’inizio ha avuto un respiro internazionale per cui gli autori italiani sono sempre stati uno o due per numero, scelti tra figure di grandi appassionati, esperti, scrittori che avevano già dedicato libri a quel determinato paese, che ci vivono o ci hanno vissuto (ad esempio, Alberto Riva in Brasile; Matteo Nucci in Grecia, dove vive meta dell’anno; Tommaso Melilli a Parigi, dove ha vissuto 10 anni). Quanto agli autori stranieri, solitamente facciamo dei brainstorming per conoscere più cose possibili del luogo oppure ci rivolgiamo a un consulente del posto o ancora facciamo attività di scouting presso altre case editrici.

GP - Il bello di una collana come questa è che ogni progetto nasce da un confronto con l'autore e i libri sono frutto di un dialogo. A volte siamo noi a cercare una scrittrice o uno scrittore perché sappiamo della sua passione particolare per un luogo, altre ci approcciamo chiedendo di cosa gli piacerebbe parlare.

AP - In realtà non abbiamo collane strettamente dedicate ai viaggi, più spesso nei nostri libri il viaggio è una delle componenti della narrativa, che spesso racconta luoghi e mondi. Fa in qualche modo eccezione la serie di titoli dedicata alle spedizioni polari, nata dalla collaborazione con Filippo Tuena, appassionato e intelligente lettore di quelle storie. Sono nate così le nuove traduzioni dei diari integrali di Robert F. Scott o Ernest Shackleton, e i relativi libri fotografici che documentano le rispettive spedizioni in Antartide di inizio Novecento.  Ma al profondo Sud del mondo si lega su un altro piano anche un altro titolo che amiamo molto: Questa creatura delle tenebre di Harry Thompson, un romanzo storico, arrivato fra i finalisti del Booker Prize, che racconta i viaggi del Beagle, il brigantino che portò Charles Darwin prima in Patagonia e Terra del fuoco e poi nel giro del mondo in cui elaborò la sua teoria dell’evoluzione delle specie. E soprattutto fa rivivere il rapporto fra lo stesso Darwin e il capitano del Beagle, Robert Fitzroy, due modi diversi e appassionati di leggere il mondo.

OP - Non si esclude nulla a priori purché ci sia una relazione forte dell’autore con il luogo, una frequentazione non episodica e un interesse autentico, un punto di vista peculiare. E ovviamente una scrittura consapevole. Faccio qualche esempio.
Itaca, l’isola dalla schiena di drago. Luca Baldoni mette per la prima volta piede in Grecia a dieci anni e la sua fascinazione si trasforma in esplorazioni personali e infiniti ritorni fino a fare di Itaca il suo luogo di elezione. Per lui il camminare e la letteratura devono portarci dove non siamo ancora stati. Siamo d’accordo con lui.
Una mappa per Kaliningrad di Valentina Parisi. Studiosa dei paesi dell’est europeo e dell’ex Unione Sovietica. Polonista, traduttrice letteraria dal russo. È evidente il suo coinvolgimento intellettuale, ma il libro scaturisce da un legame familiare potente. Il nonno è stato internato in un campo di detenzione tedesco a Kaliningrad alla fine della Seconda guerra mondiale. SI muove per ricostruire una microstoria e ci spalanca un fronte fondamentale nella grande storia del Novecento. E noi con lei seguendo il racconto visivo tra foto di repertorio e il segno contemporaneo di un fotografo di Kaliningrad.
Elisa Baglioni e Francesco Ruggiero, studiosi di letteratura russa, lei traduttrice di poesia russa contemporanea, con il loro Viaggiatori nel freddo ci accompagnano nell’underground moscovita contemporaneo, tra artisti, poeti, musicisti, sui luoghi di Bulgakov e Dostoevskij.
Martino Nicoletti, antropologo sul campo e sciamanologo, artista visivo, chiama in causa direttamente il protagonista del libro Chaturman Rai, il contadino fotografo Kulunge, Nepal. A parlare è proprio lui attraverso la propria opera fotografica, diventa lui stesso antropologo raccontando per immagini le persone e il suo villaggio. Un vero iconotesto. Tra l’altro con Nicoletti, dopo la pubblicazione, abbiamo portato il libro a Chaturman passando tre settimane con la gente del villaggio! Un viaggio nel viaggio, un viaggio del libro che torna a casa, documentato da un ampio reportage presentato al Festival di Letteratura di Viaggio di cui siamo editori.

Andrea Palombi

Andrea Palombi

FC - Nei vostri libri è possibile scoprire paesi e città attraverso la storia, la letteratura, le piccole storie dei suoi abitanti, a volte la fotografia, l’arte. Elementi del presente e del passato. Di quante cose sono fatti i luoghi che raccontate?

MA - La bussola è la contemporaneità. Ci capita di escludere pezzi anche molto belli se prettamente storici in quanto non rientranti nella nostra idea o linea editoriale; anche per delimitare il nostro campo di azione, ci siamo prefissati volere raccontare cos’è un paese o una città oggi. Creiamo una mappa mentale in cui disegniamo diverse tematiche e cerchiamo un equilibrio tra storie molto critiche e altre più positive, tra criminalità e aspetti molto tecnici. Cerchiamo di rispettare la composizione etnica di un paese: se ci sono importanti minoranze è importante che ne venga raccontata la storia o ascoltata la voce. Seguiamo poi un criterio geografico, per cui cerchiamo di raccontare tutto il paese da nord a sud, e di fare in modo che il lavoro sia bilanciato anche dal punto di vista del genere tra autori e autrici.

GP - Potenzialmente infinite come anche i temi e gli argomenti da trattare. Su una stessa città o uno stesso luogo si possono scrivere tanti libri differenti partendo da punti di vista originali e facendosi poi guidare dallo scrittore in un percorso che sarà sempre nuovo.

AP - Ogni luogo è un vero universo e ci piace quando i libri lo raccontano in modo incisivo, facendoci anche sentire gli odori o vedere i colori mentre raccontano altre storie. E poi c’è la letteratura che è una lente attraverso cui raccontare i luoghi, forse nel modo più intrigante. Mi viene ad esempio in mente L’isola che scompare, di Fabrizio Pasanisi, una bella guida letteraria all’Irlanda di Joyce, Beckett, Yeats, Swift o Wilde. Ma come dicevo il viaggio, la rappresentazione dei luoghi, sono elementi fondamentali quasi in ogni libro di narrativa. Dalla rappresentazione della campagna olandese resa in modo così forte da Marieke Lucas Rijneveld, in Il disagio della sera, che lo scorso anno ha vinto l’International Booker Prize, o la Bosnia raccontata da Lana Bastasic in Afferra il coniglio lungo il viaggio verso Vienna in cui due amiche si ritrovano.

OP - Continuiamo con un esempio per dare concretezza al discorso: La frontiera spaesata, un viaggio alle porte dei Balcani di Giuseppe A. Samonà incarna due anime, quella del viaggiatore erudito e dell’anti turista politico. Il libro si colloca nei testi più colti che sovrappongono esplicitamente alla rivelazione dei luoghi e all’indicazione di un percorso possibile repertori letterari e artistici: lo stato di affezione dell’autore e il reiterato andirivieni di tutta una vita in quella parte di mondo sono le condizioni che consentono di restituire al lettore la realtà complessa e sfumata dell’area balcanica, affrancata da ogni narrazione strumentale o mainstream.
I libri della collana “I viaggi senz’auto” di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri si infilano invece dentro le pieghe delle regioni e delle città italiane con un punto di vista peculiare, quello del viaggio con i mezzi pubblici. Prospettiva e tempi che permettono di far venire alla luce storie minime, produrre incontri ravvicinati, visioni dall’interno rivelatrici del carattere del luogo. Scritture a due voci per confermarci come si possa viaggiare insieme negli stessi posti, nello stesso tempo e vedere cose diverse.

Orfeo Pagnani

Orfeo Pagnani

FC - Quale luogo oggi merita ancora di essere raccontato o approfondito o guardato con occhi diversi da quelli usati finora e quale invece ha acquisito una fama immeritata, nel bene o nel male, a causa del racconto che ne è stato fatto?

MA - Per noi tutti i luoghi meritano di essere guardati con occhi diversi, lucidi, attenti, puri nel senso di purificati dal pregiudizio. Che il luogo sia vicino o lontano, raccontato già più volte, non esclude che possa essere raccontato ancora e diversamente.  Pensiamo a Berlino o a Parigi, città sempre state sulla cresta dell’onda, delle quali abbiamo scelto di raccontare la comunità vietnamita (a Berlino) e la comunità cinese (a Parigi), di cui molti non sanno nulla. I luoghi che stanno vivendo grandi trasformazioni (attualmente, ad esempio, l’Afghanistan) sono anche quelli più delicati dal nostro punto di vista: il tempo che richiede la progettazione e la realizzazione del lavoro rischia di portare il numero ad essere una fotografia sbiadita, magari anche bella, ma non più una fotografia della contemporaneità. Nel caso dell’Irlanda (in uscita a novembre), abbiamo atteso per capire meglio che piega avrebbe preso la Brexit, e solo una volta chiariti alcuni aspetti siamo stati pronti a farla uscire rispettando il discorso contemporaneità.

GP - Ogni luogo merita di essere raccontato purché si trovi una strada che ci faccia appassionare emotivamente a quello che viene raccontato. Di certo ci sono molte destinazioni che prima o poi ci piacerebbe raggiungere. Penso a Istanbul o a Vienna, per esempio, che ancora non abbiamo affrontato, mentre nei prossimi mesi andremo da Los Angeles a Milano, da Bologna a Berlino.  

AP - Io non credo che ci siano luoghi che non meritino di essere raccontati. Quello che conta è sempre lo sguardo del narratore che rappresenta e racconta il panorama. Una vista che spesso può intersecarsi anche con universi interiori. Così come credo che sia sempre necessario viaggiare nel tempo, per scoprire, o riscoprire quello che c’è alle radici. L’ultimo libro di Ivan Doig, L’ultima corriera per la saggezza, è il racconto di un bambino che attraversa in corriera i grandi spazi dell’America verso Ovest, incontrando personaggi di ogni tipo. Un anziano scrittore che riesce a farci ritrovare tutta la potenza, la curiosità e la semplicità della scoperta da parte di un bambino di un America che non c’è più. Anche questo è viaggio. Quello che cambia, almeno in letteratura, non è il luogo di per sé, che può essere anche il più abusato o sfruttato, ma la capacità di chi guarda e scrive di raccontarlo e farlo rivivere nella sua storia.

OP - Direi ancora ogni luogo della Terra. Cambiano di continuo e sempre più rapidamente le condizioni, la realtà fisica e lo sguardo. Ripensare i luoghi è una necessità per non restare intrappolati in rappresentazioni inadeguate delle trasformazioni del mondo reale.
Il lettore, ad esempio, dovrebbe voler rischiare di affrontare lo shock di un giro attorno al circolo polare con il libro Artico nero di Matteo Meschiari. Attraverso storie individuali, una per ogni popolazione minacciata, delocalizzata o brutalizzata dal neo e post colonialismo, dal capitalismo cannibale e mortifero, possiamo renderci meglio conto di dove e come si decide il destino del mondo a venire.
Ma, per registrare quanto possono essere non adeguate le nostre capacità percettive, basterebbe salire in macchina con Emanuela Crosetti, viaggiatrice solitaria, e il suo Come ti scopro l’America e da Saint Louis andarsene verso il Pacifico con i diari del 1804 di Lewis e Clark sotto il braccio, invece che con una guida LP nello zaino, e ne viene fuori il racconto di un’America dissonante, spiazzante, insolita e tutta da rivedere.
Se poi vogliamo ragionare su quali luoghi sarebbe il caso di ragionare meglio, il caso è quello di Memorie dal sottobosco di Tommaso Lisa dove emerge un regno terricolo di forme di vita tenaci che hanno colonizzato territori ingrati, occupando nicchie estreme, gli insetti, rifugiati, esuli tra le periferie di città alienate e la rilevanza psichica che esercitano su di noi, in una relazione imprescindibile tra animale umano e non umano.

Marco Agosta

Marco Agosta

FC - Vorrei chiudere rivolgendo a voi una domanda letta sul manifesto della casa editrice Exòrma, che ha contribuito all’idea che è alla base di questa intervista: è ancora possibile scoprire – e raccontare – i luoghi?

MA - Fin dall’inizio avevamo due sogni, esportare all’estero il nostro progetto che non era presente né in Italia né all’estero e creare dei Passenger tematici non per forza legati a un luogo (come nel caso dello Spazio). Continuare a scoprire i luoghi può voler dire svelarne un aspetto insolito che caratterizza una società: ad esempio, scoprire una minoranza linguistica o un luogo come la Svizzera che pur vicinissima mantiene un suo esotismo, non viene percepita come meta di grande interesse mentre invece nasconde molto, ha un tipo di assetto politico completamente diverso e unico al mondo. Raccontare questi luoghi e questi aspetti non è solo possibile ma anche doveroso. Quel che conta è lo sguardo, la sincerità, l’umiltà, la voglia di capire.

GP - Oggi più che mai perché il nostro è un tempo in cui è necessario restituire importanza non solo agli spazi ma anche a ciò che li rende unici e vivi, nel ricordo di una storia, come di una canzone o della scena di un film. Spesso gli artisti sono riusciti a rendere in modo perfetto l'essenza stessa di un luogo con il loro lavoro. Le scrittrici e gli scrittori di Passaggi di Dogana non fanno altro che farli riemergere nelle pagine di un libro. 

AP - In base a quello che ho detto fin qui, non solo è sempre possibile scoprire, riscoprire e raccontare i luoghi, ma è anche sempre più necessario. Proprio in un mondo sempre più globalizzato abbiamo bisogno di saperne di più degli altri mondi che scorrono accanto alla nostra porta, al nostro microcosmo familiare. E la letteratura lo fa nel modo più profondo, più ricco e meno banale, raccontando culture diverse, modi di vivere e di pensare il mondo.  Altrettanti luoghi dove è importante continuare a viaggiare.

OP - Un modo nuovo di guardare e di raccontare produce un luogo non visto. Il viaggio vive nello spazio che si apre dove, a stare con gli occhi bene aperti, non necessariamente si vede la stessa realtà che vedono gli altri o che altri abbiano già visto.
Il luogo è sempre carico di una potenza: è quello che ribadisce il libro Il dio degli incroci in cui Stefano Cascavilla, in giro per il mondo, cammina dentro la presenza ineffabile del genius loci, enigma da interrogare anche con gli strumenti a lui più che familiari della psicologia junghiana.
Viaggiare con il corpo, dunque, orientato da richiami affettivi, che cerca nella dimensione concreta del viaggio uno spazio interstiziale dell’esperienza; auspicando, perché no, anche generosi esiti narrativi. La scrittura dovrà infilarsi dove le crepe dell’immaginario codificato lasceranno trapelare un invece. Dovremmo abituarci all’idea che le barriere divisive tra letteratura di invenzione e non fiction debbano sbiadire necessariamente se vogliamo leggere qualcosa davvero calato nel tempo presente, qualcosa che possa ampliare la nostra percezione del mondo.
Anche dove la scrittura sembra avvicinarsi ai modi del reportage tradizionale e affronta temi di attualità che premono da vicino può farlo senza rinunciare all’ibridazione.
Per ricorrere al concreto: Donbass, la guerra fantasma nel cuore d’Europa di Sara Reginella, documentarista in zone di guerra ma anche psicoterapeuta, non rinuncia a una forma narrativa che consente un’immersione più profonda nell’aspetto emozionale, empatico, psicologico. Oppure Fantasmi dello Tsunami di Richard Lloyd Parry, corrispondente del “Times” a Tokyo dal 1995, che ci proietta nel Giappone profondo, marginale e arcaico colpito dallo tsunami del 2011.
Dopo aver colonizzato tutto lo spazio disponibile e aver portato l’ecosistema sull’orlo del collasso, chi e come saranno i viaggiatori di domani? Come entreranno in risonanza con i luoghi; e quali luoghi? I ricchi già arrivano anche nello spazio: il turismo dei voli sub orbitali e orbitali sono già una faccenda molto redditizia. Nel frattempo, il Capitale si appresta a colonizzare la nuova dimensione del metaverso ad alimentare l’illusione di una falsa ubiquità.
Che libri accompagneranno i viaggi nel futuro? Cosa leggeranno? Se leggeranno…
Come hai visto a noi piacciono le domande, mentre i nostri libri provano anche a dare qualche risposta.

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Italia - 2022
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Francesca Ceci

ha pubblicato con Tunué i graphic novel Badù e il nemico del sole e Possiamo essere tutto, patrocinato da Amnesty International. Scrive di libri e letteratura su I libri degli altri, Flanerì e Altri Animali e ha pubblicato articoli e racconti in antologie e su diverse riviste letterarie.

Pubblicato:
17-01-2022
Ultima modifica:
12-01-2022
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