Carino! - Singola | Storie di scenari e orizzonti

Carino!

L’inquietante e adorabile Volodymyr Zelensky su TikTok.

Diego De Angelis

è un programmatore informatico e da anni scrive sul web. Ha collaborato con Vice, Esquire, UltimoUomo e altre riviste scrivendo di cultura popolare, questioni sociali e scienza.

Dal 24 Febbraio, giorno in cui la Russia ha invaso militarmente l’Ucraina, le società occidentali vengono aggiornate quotidianamente su tutto quello che riguarda la guerra. 
Facebook e Instagram lasciano ampio spazio di manovra ad influencer, giornalisti e in generale tutti quei content creator che scrivono, postano, fanno live, parlano di quello che succede nelle aree dove si combatte.
Come fa notare un articolo del NewYorker, non è quella in Ucraina la prima guerra che viene fruita tramite i social media (primavere arabe, guerra civile siriana, etc). Ma questa, poco ma sicuro, ha qualcosa di nuovo: questa è la prima guerra su TikTok.

Dal giorno dell’invasione i feed di milioni di iscritti alla piattaforma (incluso quello del sottoscritto) si sono riempiti di video di ucraini che assistevano e vivevano sulla propria pelle il rigurgito di un qualcosa che aveva il sapore del Novecento. Ma con un filtro mai visto prima: su TikTok ci sono video di soldati ucraini che ballano sulle note di Michael Jackson o di giovani soldati russi che, catturati dal nemico, bevono del tè e chiamano le madri in lacrime. Della guerra vissuta su TikTok è stato scritto ampiamente su varie testate, “un caos in cui tutto appare decontestualizzato e in cui è difficile distinguere realtà, finzione e propaganda”. Ma è tutt’altra cosa quello che succede sulla piattaforma cinese di ByteDance, sulla quale  pesano due argomenti: uno è la nota capacità dell’algoritmo, in grado di riempire l’utente di una quantità di materiale così ben adattato su misura dei suoi interessi tale da intrappolarlo in una  surreale attrazione per tutto quello che gli viene proposto, anche per la guerra vista dai civili. 

D’altro canto l’effetto di straniamento è dato non solo dal fatto che gli stessi effetti di montaggio ed editing che vengono usati per cose come questa  siano utilizzati anche per video come questi, dove una giovane artista racconta di normalità in un bunker. Ma c’è dell’altro: i ventenni ucraini hanno un retroterra culturale, memetico, di trending e di riferimenti pop condiviso con quello dei coetanei occidentali e non, Italia inclusa. A seguito della “denazificazione”  (sic!) ucraina hanno preso forma una quantità di trend strani e assurdi, nonostante tutto - pensiero personale - attraenti: sto parlando dei video a tema Volodymyr Zelensky.

La rappresentazione del presidente ucraino su TikTok è eterogenea e quantomeno curiosa. Ci sono numerosi video in cui Zelensky viene “shippato” (infilato in una relazione fittizia) con Macron: musica romantica, sguardi di intesa rafforzati dal rallentatore, avvenuti durante un incontro diplomatico prima della guerra; sono migliaia le compilation di sorrisi in dissolvenza, camminate in eleganti look da ufficio. Oppure c’è il Zelensky delle apparizioni televisive e pop, nelle quali fa delle facce buffe, linguacce, sorrisi rassicuranti che non mancano mai. Nelle decine di video che avrò visto la musica usata è quella di questo montaggio. La figura del presidente ucraino viene trasmessa utilizzando le canzoni e lo stile di montaggio di TikTok, perfettamente incapsulato nella cornice dei trend. Non mancano quei video che mettono in scena il romanticismo con la moglie Olena (scrittrice e politica di importanza nel Paese).

E’ evidente come il passato di attore cabarettista di Zelensky sia determinante, per due motivi. Prima di tutto perché c’è tantissimo materiale a disposizione (per lo più giocoso e comico) che si presta per i video montaggi. La seconda motivazione è che il corpo di Zelensky e il suo viso sono quelli di un attore che diffonde emotività ad ogni sguardo.

Il fascino di Zelensky sui social ha anche connotazioni erotiche, anche questo ben documentato altrove, con hashtag e montaggi in cui il politico viene definito “daddy” da persone di età diverse. Il daddy non è però un dilf (“dad I’d like to fuck”), termini separati da una sottile linea rossa, il daddy non è un desiderio propriamente sessuale, ma qualcosa che si rifà più ai concetti di sicurezza e dolcezza.

All’ennesimo video di Zelensky che ad inizio Marzo intasava il mio feed di TikTok mi sono domandato da dove provenisse tutta questa esigenza di tenerezza da parte di un capo politico costretto a difendere il proprio paese. 
Mi sono chiesto perché tanti utenti su TikTok ne fossero così attratti da una visione così “carina” e, perché io fossi tra quelli.

Negli ultimi giorni è stato pubblicato in italia un piccolo saggio del 2019 di Simon May (docente di Filosofia al King’s College di Londra), si chiama Carino! Il potere inquietante delle cose adorabili (Luiss Press). L’autore indaga il successo mondiale del concetto di cute, che “sta colonizzando il nostro mondo”. Foto di gatti e cani, video di cuccioli, l’industria delle cose carine come Hello Kitty e le forme dei personaggi della Disney, il kawaii giapponese, i meme su Kim Jong-il e suo figlio, Pikachu, le emoji. Perché il cute è così esplosivo nella nostra epoca?

Secondo May il cute è “l’espressione giocosa della mancanza di chiarezza, dell’incertezza, dell’inquietudine, del flusso continuo o del divenire che sono al centro di tutta l’esistenza”.
Mentre leggevo il libro mi sono reso conto che la definizione che viene citata in Pinking Globalization (di Christine Yano) sul Cute, “innocente, giocoso, candido, attraente e facile da vendere” fosse una definizione perfetta anche per le riproduzioni di Zelensky su TikTok.
Può sembrare un passo troppo lungo, ma ho cominciato ad immaginare i trend di TikTok su Zelensky come ad una forma di training autogeno collettivo. 

“Desideriamo la sicurezza e la semplicità di uno spazio in cui siamo noi a detenere il controllo  e ci ritroviamo di fronte a un oggetto in tutto e per tutto innocente: un oggetto buono, ingenuo, delicato, libero dall’avidità, dal cinismo, dalla crudeltà, dall’odio e dalle intenzioni violente.”

Zelensky su TikTok, chiaramente, è un oggetto. Non è più lo Zelensky uomo e nemmeno quello che viene presentato pubblicamente e a livello tutto sommato propagandistico. I migliaia di utenti che dall’India alla Spagna creano video sul presidente ucraino, sono per lo più appartenenti alla generazione z o millennials. Alla domanda un po’ provocante “Come reagirebbero i giovani allo scoppio della guerra nel cuore dell’Europa, dopo due anni di pandemia?”, rispondere “cercare di rilassare la percezione del mondo con del cute” può essere sensato, meno ridicolo di quanto sembri. Trasformare il politico ucraino in un tenero pupazzo aiuta a disinnescare la verità storica che si cela dietro al feticcio: un presidente che è disposto a rischiare la vita,  che è disposto a un allargamento del conflitto a livello mondiale per salvare la stabilità geopolitica di casa.


Il cute è costituto (anche) di senso dell’umorismo e buffonaggine. Da questo punto di vista il passato da comico di Zelensky è la base: uno dei video più utilizzati da content creator di TikTok è uno spezzone di questa scenetta, in cui suona il piano con il pene. 

Nel corso del saggio May fa notare che un leader politico per essere considerato cute non deve essere percepito obbligatoriamente come buono o remissivo. Quello che invece scatena, nei leader politici, il senso di cuteness è una tensione tra qualità/linee caratteriali opposte. Come ad esempio “forza/vulnerabilità”, “minaccioso/delicato”, “limpido/volubile”, “bellissimo/raccapricciante”.

Penso che queste tensioni siano presenti nella produzione su Zelensky su TikTok: il trend Tired Zelensky ha più di un miliardo di visualizzazioni per video come questo, giocato tutto sulla sofferenza del soggetto, mentre appaiono le parole di una canzone drammatica: “I’m so tired to share my nights”.


Una musica che sembra una ballata alla Nick Cave con voce femminile e coro di bambini accompagnano le parole di un montaggio in cui Zelensky riferisce  all’intervistatore che la forza degli ucraini costringerà Putin ad arrendersi.

La tensione tra delicatezza e minacciosità è tutto sommato uno di quegli elementi che si sono percepiti anche tra i media tradizionali, questo perché fa parte della comunicazione che il presidente sta instaurando con il resto del mondo. I suoi discorsi ai politici del blocco occidentale, sono, come nel caso di quello fatto al Parlamento europeo, una crepa alla ricerca di una facile soluzione diplomatica. Quando Zelensky afferma “Capisco che voi desiderate la pace, capisco che dobbiate difendervi. Ognuno difende la propria patria.” (fonte) sta giocando su una tensione del genere, in un leader che, per essere cute, non ha bisogno di farsi percepire come innocuo, innocente o permissivo. 

Scrive May nel suo libro che Winnie Pooh si scopre essere ancora più tenero quando è in difficoltà con la testa incastrata nel vaso pieno di dolce miele. La carineria di Zelensky è esplosa il giorno in cui la sua vita si è decisamente complicata.
Non c’è il vaso del miele, ma un antagonista che, nel disegno delle parti, può vestire benissimo quelle della strega cattiva: Vladimir Putin.

Ecco, Putin è l’anti-cute per eccellenza. Concetto che non viene descritto da May, ma è facilmente ricollegabile ai valori opposti della definizione del carino. Dittatori come Stalin o Kim Jong-il, dice May, sono cute - anche - perché “fanno in modo che non si veda o non si sappia se uccidono qualcuno con le loro mani”. Conosciamo bene lo stalinismo e la dittatura nord-coreana, eppure la loro iconografia propagandistica ha influenzato l’immaginario popolare: nel caso di Kim Jong-il siamo di fronte ad un leader di una pacatezza paffuta e androgina.




Non succede lo stesso con Vladimir Putin. Su TikTok i video tributo esaltano il carattere da capotribù, da cultore del corpo e delle arti marziali. E sì, qualcosa di tenero c’è: l’affetto per gli animali. Ma niente di nuovo, Putin è stato per anni un modello (anche etico) per un certo tipo di uomo, che nel caso specificano italiano si rivede nei valori solitamente legati ad una certa destra e al rossobrunismo.

Nella teoria di May c’è, trai vari, un elemento in comune “nascosto” tra le mascotte cute del mondo, che siano Topolino, Hello Kitty o Kumamon (il pupazzo di un orso turistico di una prefettura giapponese): quello di essere “coraggiosi sopravvissuti”, “giocosamente eroicomici.” E ancora, non solo sopravvissuti, ma oggetti che hanno un valore protettivo.

Penso che in qualche modo l’oggetto Zelensky su TikTok sia a tutti gli effetti uno dei personaggi cute descritti in “Carino!”. La sua cuteness non solo nasconde una forma di inquietudine (quella della guerra) e la tensione di un personaggio determinato, ma è anche un sopravvissuto (anzi no, sta sopravvivendo) che protegge l’ordine politico del Paese. Trasformare Zelensky in un oggetto cute è stato un modo come un altro per trovare riparo da una guerra che, fuori dall’Ucraina, è soprattutto psicologica.  

In un video diventato ormai virale Zelensky si trova in un ospedale e nello specifico fa una visita a una ragazzina lì ricoverata:
Everybody supports you on TikTok. All talks about you, it is all about you.” dice la bambina al politico. 
“So we have occupied TikTok?” Risponde Zelensky, sorridente con le mani placidamente intrecciate.
È una scena davvero adorabile, cute.

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Europa - 2022
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Diego De Angelis

è un programmatore informatico e da anni scrive sul web. Ha collaborato con Vice, Esquire, UltimoUomo e altre riviste scrivendo di cultura popolare, questioni sociali e scienza.

Pubblicato:
04-04-2022
Ultima modifica:
04-04-2022
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