Di carta e volontà - Singola | Storie di scenari e orizzonti
Titoli in vendita alla Libreria del Golem, Torino
Titoli in vendita alla Libreria del Golem, Torino | Copyright: Pagina Facebook dell'esercizio

Di carta e volontà

Ritratti di quattro librerie italiane indipendenti, tra sfide, inventività e tantissima dedizione.

Titoli in vendita alla Libreria del Golem, Torino | Copyright: Pagina Facebook dell'esercizio
Francesca Ceci

ha pubblicato con Tunué i graphic novel Badù e il nemico del sole e Possiamo essere tutto, patrocinato da Amnesty International. Scrive di libri e letteratura su I libri degli altri, Flanerì e Altri Animali e ha pubblicato articoli e racconti in antologie e su diverse riviste letterarie.

Nell’ultimo anno si è parlato spesso del ruolo dell’editoria e delle librerie che, fin dal primo lockdown, dopo un’iniziale incertezza, sono state incluse tra le attività che avrebbero avuto diritto a restare aperte nonostante tutto, baluardi della comunità, veri e propri presidi territoriali di primaria importanza.

Abbiamo assistito, soprattutto con riferimento alle librerie indipendenti, a un periodo caratterizzato dalla nascita di nuove idee, dallo sviluppo di attività resistenti e della sensazione di vivere più da vicino realtà geograficamente lontane.

È stata anche l’occasione per conoscere meglio alcune di queste realtà e per sviluppare con loro una più ampia riflessione sugli aspetti della globalizzazione del mondo libraio, sull’importanza di acquisire una propria identità e riconoscibilità, sul legame con il territorio che va ormai oltre quello geografico e sul futuro e sul significato del libro – oggetto, talismano, veicolo eterno.

Abbiamo intervistato quattro librai, dalla Sicilia al Piemonte, attraversando Campania e Lazio: Maria Carmela Sciacca* delle Librerie Vicolo stretto e Legatoria Prampolini di Catania, Alberto Della Sala della Libreria IoCiSto di Napoli, Davide Vender della Libreria Odradek di Roma e Mattia Garavaglia della Libreria del Golem di Torino.

 

Francesca Ceci - La globalizzazione, che coinvolge anche il mondo libraio e quello editoriale, può essere vista come un limite per una realtà come la vostra o come un’occasione? In che modo vi rapportate con essa?

Maria Carmela Sciacca - Il fenomeno politico, economico, sociale e comunicativo della globalizzazione è davvero molto complesso e difficile da inquadrare con strumenti non tecnici. La pandemia di Covid-19 ha reso palese questa complessità e ci ha lasciati interdetti davanti la realtà che di giorno in giorno cambia forma. Parlando della nostra storia e del nostro ambito lavorativo, e dopo un primo momento di confusione, abbiamo deciso di cercare i canali a noi più affini in questo mare magnum di possibilità.
Pensare di poter (o dover) fare tutto è da incoscienti; ormai è di fronte agli occhi di tutti che il web ha creato nuove professionalità e sulla base di questa “novità” bisogna capire quali sono gli strumenti che possiamo maneggiare con facilità, e senza sembrar goffi, e quali no.
I librai hanno un carico di lavoro quotidiano non indifferente, perché imprenditori, per cui decidere di comunicare su tutti i fronti è davvero impossibile.
Noi abbiamo scelto due canali social: Facebook e Instagram e un canale nativo: la newsletter.
Queste scelte ci hanno permesso di ampliare il nostro pubblico e di farci conoscere non solo a Catania e non solo in Italia.
Se invece parliamo dell’ambito strettamente economico e distributivo si apre una voragine di cavi e cavilli che andrebbe analizzata in un’intervista a parte.

Alberto Della Sala - Volenti o nolenti è necessario accettare le sfide poste dalla globalizzazione e trasformarle in opportunità di sviluppo; nel particolare mentre dal punto di vista commerciale tentiamo di esportare un’offerta locale altrimenti penalizzata da una distribuzione e una promozione massificate, sul versante della comunicazione cerchiamo di sfruttare tutti gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia per ottenere una visibilità e una raggiungibilità globali; in particolare in questo difficile periodo abbiamo potenziato la nostra offerta di presentazioni online, a cura di un gruppo di soci che vagliano le proposte, le calendarizzano e ne organizzano la produzione, dalle 4 alle 7 a settimana.

Davide Vender - Il lavoro del libraio è completamente mutato. Ha avuto una funzione importante in tutto il ‘900 come alfabetizzatore delle masse, quando la libreria era punto di riferimento per la trasmissione della conoscenza. Dagli anni ‘90 in poi e con l’avvento della rete tutto ha subito una rapida trasformazione, la ciclica trasmissione dei saperi è stata completamente stravolta a causa dell’accesso consentito dalla rete alla conoscenza e ai saperi. Il libraio e la libreria non ne sono più i detentori ma, senza competere con la rete, continuano a crescere insieme ai clienti con i quali prosegue l’attività di scambio e di formazione.

Mattia Garavaglia - Sono del parere che la globalizzazione abbia aperto nuovi interessi verso la letteratura estera: ha avviato a un processo di contestualizzazione delle opere, non si legge più - ad esempio - la letteratura giapponese come qualcosa di alieno da noi, ma la si contestualizza. Questa è senza dubbio una parte molto positiva della globalizzazione, una lettura più conscia e cosciente. Inoltre Le possibilità di farsi conoscere sono aumentate anche per una attività locale, sfruttando i vari microfoni esistenti e mostrandosi quindi al mondo.
Certo, c'è il rovescio della medaglia, la globalizzazione come un mercato editoriale inglobato dal colosso ipercapitalista che è Amazon, che sinceramente vedo in modo totalmente negativo, ma non penso sia luogo per una disquisizione lunghissima su come questo supposto “nuovo mondo” stia erodendo le possibilità di tutti. Preferisco soffermarmi sulla globalizzazione come apertura di nuove idee, nuovi schemi interpretativi e anche, perché no, nuove letture.

La libreria

La libreria "Vicolo Stretto", Catania.

FC - Diverse librerie indipendenti italiane sono oggi riconoscibili anche al di fuori del loro territorio o della loro città grazie ad iniziative particolari e idee innovative. Come può – o deve – innovarsi una libreria indipendente per distinguersi, emergere, diventare un punto di riferimento?

MCS - La riconoscibilità del proprio brand (parliamo di librerie) attraversa diverse fasi: una fase di lancio in cui si “squarcia” una situazione territoriale esistente, una fase di credibilità legata alle attività dentro e fuori la libreria e una fase di stabilità che tiene conto di tutte queste tre fasi. Ogni libreria lavora in stretto contatto con il proprio territorio che ha necessità e gusti diversissimi. Crediamo non ci siano delle regole, sicuramente è necessario trovare la propria voce e decidere fin da subito che libreria si vuole essere nel medio e nel lungo periodo. Questo pensiero però non deve marmorizzarsi ma essere pronto a seguire un flusso di cambiamento che spesso non dipende da noi.

ADS - Qui bisogna necessariamente far riferimento alla obiettiva unicità del progetto IoCiSto, il solo esempio in Italia di una libreria nata e retta da una associazione, in cui il contributo dei soci non si limita solo alla quota annuale ma si estende alla gestione diretta della libreria attraverso un sistema di turni e alla ideazione e partecipazione a progetti ed eventi di carattere sociale.

DV - In Odradek si trovano scaffali divisi per autore e per argomento, cosa che richiede un gran lavoro ma che costituisce un buon servizio per l’orientamento del cliente e che spesso manca nella grande distribuzione dove si tende a suddividere i libri magari per casa editrice. Quanto al rapporto con il territorio, oggi è la libreria che deve fornire servizi al quartiere, adattandosi anche ai suoi cambiamenti. Nel nostro caso, abbiamo assistito nell’ultimo anno a un ripopolamento della zona (Odradek si trova in pieno centro storico), non più vissuta solo da turisti a causa della pandemia: la libreria si rafforza così come più punto di riferimento territoriale, diviene un presidio demografico, offre una mano ai propri vicini, ne condivide le battaglie locali.

MG - La libreria indipendente nasce per forza di cose da volontà di una o più persone, a differenza di quelle di catena che nascono dall'alto assumendo personale. Credo che questa sia il principale punto per differenziarsi, ogni indipendente è effettivamente una espressione di chi ci lavora, ovviamente mediata dalle necessità del mercato e dei clienti. L'innovazione introdotta dai social è la possibilità effettiva di fare quello che gli aggiornati chiamano “Personal branding”, io lo chiamerei esprimere la propria personalità: la comunicazione diventa differenziata per ogni libreria, la proposta idem e il pubblico si affeziona a chi impara a conoscere. Con nuovi mezzi si è tornati paradossalmente al passato, più personale, anche a distanza.

La libreria

La libreria "Iocisto", Napoli

FC - Come è cambiato negli anni il rapporto con il territorio? Quanto è importante creare un legame e organizzare iniziative con il quartiere in cui la libreria vive e come è possibile realizzarlo?

MCS - La relazione con il proprio quartiere e il proprio territorio è la linfa vitale di ogni libreria. È importantissimo che tutte le figure professionali che ruotano attorno al mondo della cultura (assessori, bibliotecari, insegnanti, associazioni, ludoteche) abbiano fiducia nei propri librai. La fiducia però è un sentimento che va costruito e la sua costruzione deve essere vista come l’unica motivazione che ti spinge all’approfondimento.
Non si è credibili perché librai, si è credibili perché professionisti.

ADS - IoCiSto è nata 7 anni fa nel quartiere napoletano a più alto tasso di lettori che invece aveva visto chiudere tutte le librerie sia indipendenti, alcune storiche, che di catena. Fu allora che dal disagio e dall’orgoglio del quartiere e di tutta la città nacque l’idea "La libreria ce la facciamo noi"; il programma della libreria e lo statuto dell’associazione legano indissolubilmente IoCiSto al Vomero ma anche al resto della città, e non solo, con un contratto che si rafforza ogni qual volta dimostriamo di fare quello che abbiamo promesso e continuiamo a programmare.

MG - Il legame con il territorio è da sempre fondamentale, la libreria si deve innervare in una comunità, deve diventarne parte e in qualche modo anche un polo attrattivo. Le attività sono fondamentali sia per farsi conoscere che per far comprendere la direzione in cui va l'idea stessa della libreria. Attualmente il rapporto con il territorio è diverso in due modi: il primo e più intuitivo deriva dalle consegne, il libraio ora va a casa dei clienti, il territorio comprende un movimento biunivoco. Il territorio è più malleabile. Il secondo modo è una estensione del primo, estensione resa possibile dalle spedizioni: il territorio si è allargato e non è più solamente comprensivo del quartiere, il territorio è ampio e in fase di ampliamento. Il quartiere rimane il porto sicuro da cui però la libreria può anche salpare.
Le iniziative più importanti rimangono comunque le presentazioni, da costruire però come veri e propri dibattiti in cui il quartiere o la città possa ricostruire idee e identità proprie; questo è il vero ruolo culturale di una libreria indipendente, la possibilità di dar voce a istanze cittadine o a idee del singolo.

La libreria

La libreria "Odradek", Roma

FC - Per un editore e per un libraio l’oggetto libro è senz’altro un prodotto ma spesso è anche qualcosa di più, diventa una metafora, un talismano, la fonte di un legame o di un percorso. Come immaginate il futuro del libro, inteso sia come prodotto che come simbolo?

MCS - I libri hanno sempre rappresentato la storia dell’uomo, sono la certezza che il passato con i suoi mille interrogativi può essere consultato e interpretato e che il presente può avere più voci.
Crediamo che il libro non smetterà mai di appartenere alla storia dell’umanità. La conferma di questa “eternità” è che i libri oggi seguono infiniti percorsi e rispondono alle esigenze di una società multidimensionale: pensiamo, per esempio, ai libri per i DSA o a tutta la letteratura inerente al femminismo intersezionale.
Questa secondo noi è la conferma che nonostante l’impianto tecnologico sempre più pervasivo, i libri rimarranno sui nostri comodini.

DV - La vedo molto come Umberto Eco: il libro è come il cucchiaio, il martello, le forbici, è impossibile farne a meno. La società può svilupparsi quanto vuole ma avrà sempre bisogno del libro. Oggi i ragazzi, perennemente online, sono soggetti a un bombardamento di informazioni che li attraversa velocemente, manca la capacità di metabolizzazione che invece deriva dal rapporto tra il soggetto e la pagina, che permette un allenamento della mente, la amplia anche dal punto di vista pedagogico. Il libro non è più solo un oggetto culturale ma deve essere un oggetto in grado di stare sul mercato, capace di reggere alla globalizzazione, ed è importante che l’editore sia anche un imprenditore.
Questo periodo di isolamento dovuto alla pandemia ha permesso ai settori dell’editoria e delle librerie di resistere nonostante l’oggettivo e generale crollo economico, probabilmente perché è venuta meno forzatamente gran parte della socializzazione e questo ci ha costretti a stare in casa, a non incontrarsi, ma allo stesso tempo ci ha spinti a dedicarci maggiormente alla lettura.

ADS - Prima della fondazione  di IoCiSto e di diventarne il libraio Direttore ho svolto per oltre trent’anni l’attività di libraio antiquario; è evidente che la specificità dell’oggetto libro, la sua matericità, il rapporto sensoriale che può creare con il lettore abbiano per me un grande significato, che ho cercato in questi anni di trasferire al mio staff pur nella consapevolezza che la massificazione produttiva lasci poco spazio alla originalità e alla qualità; è altrettanto vero che  piccole realtà editoriali puntino proprio su una ricerca di unicità e raffinatezza non banali, ed è importante saperle riconoscere e promuovere, oltre che l’amore per la lettura, “l’amor di libro”.

MG - Il mio professore di biblioteconomia all'università disse una volta una cosa che mi porto dietro: “Tanti anni fa è stata inventata l'aspirapolvere, però la scopa non è mai andata in pensione.”
Cosa vuol dire per me questa cosa? Vuol dire che, nonostante continui e presunti upgrade, il libro fisico rimane e rimarrà. La portata culturale dell'oggetto stesso è importante e universale, il libro è automaticamente qualcosa da preservare. Io credo in primis che sia un oggetto, il libro ha evoluzioni dovute al mercato e al gusto estetico, cose che sinceramente non penso di poter prevedere, per cui il futuro in sé dell'oggetto non posso pretendere di conoscerlo. Quello che so per certo è che il libro è un medio fisico che si è sempre evoluto seguendo il mercato, quindi presumo che questa evoluzione sia anche futura. La grande differenza non spesso pensata tra ebook e libro fisico è, secondo me, anche la più importante: con l'acquisto del libro fisico si compra qualcosa, con l'acquisto dell'ebook si acquista una concessione di diritti alla fruizione di un file che effettivamente non ho comprato. La domanda è “chi decide quanto durerà il mio acquisto? Perché può farlo?”
Penso, in opposizione alla sacralità del libro, che vada in qualche modo democratizzata la figura dell'oggetto e la sua fruizione. Il libro non è solo cultura, il libro è divertimento, è gioco ed è esperienza. Il libro è da sporcare e da amare, ogni oggetto rovinato ha qualcosa in più da esprimere e un rapporto da raccontare. Credo che sempre più vada raccontato un libro diverso, più vicino a tutti, creando un ambiente meno repellente per chi i libri non è abituato a leggerli.
In summa, benedetto sì, sacro no.

La libreria

La libreria "del Golem", Torino

FC - Si legge spesso di libri che nascono in case editrici medio-piccole, magari di autori sconosciuti, che grazie al passaparola di librai e lettori riescono ad emergere raggiungendo un numero inaspettato di lettori. Avete assistito a fenomeni di questo tipo nel circuito della vostra libreria?

MCS - Vi raccontiamo un aneddoto. Quattro anni fa nacque Atlantide edizioni con una mission molto chiara e che coinvolgeva in maniera diretta le librerie indipendenti. Leggemmo in anteprima “L’estate che sciolse ogni cosa” di Tiffany McDaniel che diventò nel giro di meno di un anno un caso editoriale grazie al lavoro dei librai italiani. Tutto fu talmente sorprendente che l’ultimo libro dell’autrice “Sul lato selvaggio” (Atlantide) venne pubblicato in anteprima mondiale nella sua traduzione in italiano e non in inglese.

DV - Oggi ci sono pseudoeditori che non fanno più gli editori. Penso ai veri editori - a Einaudi, a Feltrinelli - che hanno fatto scoprire grandi autori andandoli a scovare, costruendo la biblioteca nazionale del paese. Oggi manca la figura dello scovatore di talenti, c’è molta editoria a pagamento tra alcuni piccoli pseudoeditori a cui non seguirà distribuzione né promozione, si tratta di libri destinati a morire. Odradek tiene molto a editori che investono sul progetto editoriale, sull’autore e non meri stampatori.
Come Dante&Descartes o Keller, piccolissimi esempi di buoni piccoli editori venuti fuori solo nel momento in cui i loro autori (Louise Glück e Herta Müller) hanno vinto il premio Nobel. Altro esempio è NN editore che ha fiutato Kent Haruf, diffusosi grazie all’amore dei lettori.

ADS - Ho già accennato al programma fondativo di IoCiSto che vede tra i punti principali una attenzione particolare alla editoria locale e indipendente, riservandole spazi e promozione di assoluto rilievo all’interno della libreria e una rubrica settimanale online, "La carica degli indipendenti", curata da Viviana Calabria; in questi anni diversi autori hanno raggiunto la notorietà e l’editoria nazionale partendo proprio da queste piccole realtà e dall’affetto della libreria, dei suoi soci e di tanti lettori, tra gli altri Patrizia Rinaldi, Sara Bilotti, Carmen Pellegrino, Antonella Ossorio, Enrico Ianniello, Vincenza Alfano,  Lorenzo Marone; un caso particolare tra i “grandi” è quello di Maurizio de Giovanni, che è anche tra i nostri soci, da sempre in testa alla classifica di vendita e gradimento che stiliamo a fine anno, occupando stabilmente i primi 3-4 posti su 10. Negli anni scorsi abbiamo fatto il tifo per “nostri” autori segnalati e candidati allo Strega, come Wanda Marasco e Titti Marrone, e quest’anno tiferemo per Carmen Pellegrino sperando possa arrivare fino in fondo.

MG - Teniamo a mente che il libraio è in primis un lettore, il libraio “spinge” i libri che più gli sono piaciuti. Questo fa sì che il libro acquisti una trazione diversa da quella che avrebbe naturalmente. Perché diventi virale devono esserci tante concause che esulano a volte del libraio. Pensiamo però a “L'estate che sciolse ogni cosa”, libro che ha venduto molto grazie ai librai indie, la casa editrice, Atlantide, lavorava solamente con le librerie indie. Il titolo è alla undicesima edizione, nonostante costi 26 euro, perché i librai si sono fatti carico di un ottimo libro e lo hanno venduto molto.
Nella mia libreria, rimanendo nell'ultimo periodo, citerei due diversi libri che hanno avuto picchi notevoli: “Lot” di Bryan Washington (Racconti edizioni) e “Il Giusto Peso” di Kyese Laymon (edizioni Black Coffee). Perché questo successo? Innanzitutto perché li ho amati, poi perché sono vicini al contesto e agli interessi di chi frequenta la mia libreria e, prima di ciò, perché il mio rapporto con gli editori è così stretto da conoscerne anche elementi esterni al testo. I libri che più si vendono sono quelli che compro io nel modo più artigianale, a diretto contatto con chi li crea, assaggiandone prima la qualità.
Chiudo citando un autore che spero in qualche modo faccia breccia nel mercato italiano, Percival Everett, di cui non consiglio un solo libro, ma consiglio di leggere le sinossi della sua produzione e di farsi rapire da questo vero e proprio professore di scrittura. Ironico, coinvolgente, sincero, ma con delle tendenze assurdiste mica male!


Nota al testo

(*) Maria Carmela Sciacca ha fornito risposte in forma scritta in cui è presente l'asterisco (*) per neutralizzare i generi di alcune parole come "libraio", "assessore", ecc. Li abbiamo rimossi per motivi di uniformità nel quadro dell'intervista collettiva.

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Italia - 2021
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Francesca Ceci

ha pubblicato con Tunué i graphic novel Badù e il nemico del sole e Possiamo essere tutto, patrocinato da Amnesty International. Scrive di libri e letteratura su I libri degli altri, Flanerì e Altri Animali e ha pubblicato articoli e racconti in antologie e su diverse riviste letterarie.

Pubblicato:
26-04-2021
Ultima modifica:
16-06-2021
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