Un'economia della cura è possibile? - Singola | Storie di scenari e orizzonti
Contadine al lavoro nelle campagne, Kullu, Himachal Pradesh, India
Contadine al lavoro nelle campagne, Kullu, Himachal Pradesh, India | Copyright: Alliance of Bioversity International / CIAT - Flickr

Un'economia della cura è possibile?

Per Vandana Shiva il futuro dell'umanità è in pericolo. Le sue riflessioni in merito sono fonte di ispirazione per generazioni di studiosi e di attivisti in tutto il mondo.

Contadine al lavoro nelle campagne, Kullu, Himachal Pradesh, India | Copyright: Alliance of Bioversity International / CIAT - Flickr
Intervista a Vandana Shiva
di Carlo Griseri
Vandana Shiva

è una studiosa indiana, attivista ambientale, sostenitrice della sovranità alimentare, ecofemminista e autrice anti-globalizzazione. Con sede a Delhi, Shiva ha scritto più di 20 libri. Viene spesso definita la "Gandhi del grano" per il suo attivismo associato al movimento anti-OGM.

Carlo Griseri

è giornalista e critico cinematografico, redattore e socio di Cinemaitaliano.info, collaboratore di diverse testate. È autore di saggi e testi di approfondimento e organizzatore di eventi culturali come il Seeyousound Music Film Festival.

È una sensazione che tante persone avranno vissuto e vivranno quotidianamente: ogni notizia, ogni riflessione sul futuro del nostro Pianeta, sull'emergenza ambientale e climatica, sulle insufficienti risposte che il mondo politico e istituzionale mondiale offre a tutto ciò, se da un lato serve a costruire e rafforzare la coscienza “green”, ha come effetto più immediato lo sconforto, per l'impotenza che i singoli capiscono di avere, per il tempo che scorre e sembra esaurirsi, per danni che ormai sembrano irrecuperabili.

Anche per questo, oltre che per il valore stesso delle sue parole, è importante ascoltare Vandana Shiva, seguirla, farsi ispirare da lei e dalla sua attività. L'ambientalista indiana, con quel suo pacato e riflessivo modo di comunicare, con quell'accenno di sorriso con cui espone le sue teorie e – soprattutto – con l'ottimismo e la concretezza che palesano i suoi ragionamenti, lascia sperare che ci sia ancora un po' di margine per salvare la situazione, che non sia ancora troppo tardi.

Certo, bisognerebbe che i potenti della Terra iniziassero ad ascoltarla, ma qualche segnale importante c'è. Shiva è arrivata in Italia a giugno 2022 con varie finalità, l'ultima delle quali era ricevere a Torino dal festival CinemAmbiente il Premio dalla Terra alla Terra, conferitole a riconoscimento del suo costante impegno personale e professionale nell’affrontare i problemi legati al suolo e nel proporre soluzioni utili per la salute, la sicurezza alimentare e la biodiversità.

Carlo Griseri - E' venuta in Italia per CinemAmbiente e per il premio, ma ha colto l'occasione anche per svolgere importanti incontri.

Vandana Shiva – Vero, prima di venire qui a Torino sono stata a Firenze, dove abbiamo firmato un accordo come Navdanya International (l'associazione fondata da me in India nel 1997, il cui nome significa Nove Semi, che raccoglie varie realtà attive nell'agricoltura bio).

Ci occupiamo di biodiversità e salvataggio e conservazione delle sementi, e a Firenze abbiamo stipulato un accordo con l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica attraverso il quale sono chiamati a raccolta tutti gli agricoltori che vogliono co-progettare il futuro di cura del pianeta. Prima ancora sono stata a Napoli e Roma, con intenti simili. L’agricoltura biodinamica infatti cura il seme, cura il suolo, si prende cura degli agricoltori.

L’economia della cura è l’unico futuro possibile per la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, perché crea abbondanza e vita per i suoli, le piante, gli animali e gli esseri umani: cooperare e fare sinergia è il futuro del mondo, solo lavorando tutti insieme si può lavorare in pace, la competitività è il male.

 

CG - Uno degli argomenti più attuali in campo ambientale è quello della riduzione di anidride carbonica.

VS – Sì, tutti parlano di eliminare, di ridurre l'anidride carbonica: io invece dico no a queste ipotesi monolaterali. Già nel 2009, prima del summit di Copenaghen, si parlava solo di emissioni di carbonio. La problematica delle emissioni è recente, di soli 200 anni fa, quando la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno iniziato la transizione da un'economia davvero verde, quella della biodiversità, a quella morta, basata sui combustibili fossili.

Il cambiamento climatico nasce dall'interruzione del ciclo del carbonio, dobbiamo fermare l'uso dei fossili: io non sono di certo una riduzionista, solo che voglio più alberi e piante, e meno inquinamento. In un sistema vivente non dobbiamo ricercare la neutralità ma l'equilibrio tra tutti i componenti. Dobbiamo aumentare tutto: più alberi, più funghi, più microrganismi, più zinco e magnesio. Abbiamo bisogno di più carbonio nel suolo, il carbonio è vita, è tutto intorno a noi. Eliminarlo significherebbe eliminare la vita.

Solo il carbonfossile è il problema, perché genera l'inquinamento: voglio il carbonio verde, non quello nero che ha “fossilizzato” menti e cuori, abbiamo cessato di avere empatia.

Non accetto compromessi in questo: bisogna fermare l'inquinamento, semplice. Il mercato delle compensazioni, che piace molto ora, in cui se io inquino posso – pagando – rimediare a quanto ho creato perché ci sarà chi pianterà alberi o altro, mi ricorda il mercato cattolico medievale delle indulgenze papali. Non può funzionare, è uno spostamento fittizio, l'inquinamento resta!

Vandana Shiva

Vandana Shiva

CG - Se alcuni fingono che il problema ambientale non esista, altri se ne approfittano.

VS – L'obiettivo primario resta fermare l'inquinamento ma bisogna fare attenzione: l'ambiente e l'agricoltura stanno diventando un fattore finanziario, Bill Gates è oggi il più grande latifondista statunitense. I terreni per lui diventano veri asset finanziari, il suo è filantro-capitalismo perché offre denaro ma pretende qualcosa in cambio. Gates sta sviluppando una nuova architettura finanziaria, i territori da salvaguardare per lui diventano beni da affidare a privati, togliendoli dalla responsabilità degli indigeni che li abitano e che salvaguardano l'80% della biodiversità. Si tratta di un'economia che ha ricadute per 4mila miliardi di dollari.

Stiamo anche assistendo al proliferare di iniziative “green” che poi non servono a nulla: non importano i centri commerciali specializzati in prodotti ecosostenibili, sono solo delle scorciatoie, dobbiamo cambiare approccio.

L'unica speranza di sopravvivenza è nell'economia circolare, che non “prende” soltanto arrivando all'esaurimento delle risorse: prima o poi quel sistema muore. La circolarità e l'interconnessione sono la base. Io considero il nostro sistema basato sull'utilizzo di energia fossile il “junk food” del pianeta, che ha generato un disturbo del metabolismo della Terra.

CG - Nel corso della sua carriera, più volte il suo lavoro è stato criticato: come reagisce a tutto ciò?

VS – Capita, è successo ad esempio nel caso più noto con Norman Borlaug, premio Nobel per la pace nel 1970 per il suo impegno contro la fame nel mondo, è considerato il padre della “rivoluzione verde”. Ma lui non è mai venuto a trovarmi, come fa a sapere come lavoro?

Potrei dire molto, poi, sulla sua rivoluzione: io all'epoca di quella rivoluzione ero lì nel Punjab, in India, e ho visto con i miei occhi la distruzione portata dalla sua idea di agricoltura intensiva e dall'uso di fertilizzanti chimici. Sono morte 30mila persone per questo.

 

CG - Lei parla anche di ecofemminismo: il futuro dell'ambientalismo passa dalle donne?

VS – Ne sono certa, la natura delle donne è la vita, quella della società patriarcale l'avidità.

Il femminile ha alle sue spalle da sempre una storia fatta di cura, empatia, solidarietà, resilienza. Non si tratta di una questione biologica o genetica ma culturale, la donna è garanzia di biodiversità, la società patriarcale è simbolo di monocoltura mentale. Lavoro con le agricoltrici dell'India e mi sono resa conto che più piccoli sono gli appezzamenti e maggiore è la loro biodiversità, che produce cibo e rappresenta di per sé la soluzione al problema.

Le donne sono come le sementi, diventano invisibili ma agiscono nella loro invisibilità nutrendo il mondo. Io credo nell'economia del “care”, della cura: noi esistiamo perché esistono gli altri, l'aspetto positivo è che ci sono parecchi passi che possiamo fare se svogliamo svilupparla. Non siamo atomi a sé stanti. La vera valuta, il vero denaro contante è quello che fluisce e permette alle cose di esistere, il denaro considerato “vero” è invece fittizio.

La società continua a esistere solo grazie alle donne che ancestralmente hanno sempre portato avanti questo lavoro. Ho iniziato a salvare semi nel 1987 sviluppando banche specializzate e localizzate, nel periodo in cui la Monsanto provava a possedere le sementi brevettandole, spingendo al massimo l'ingegnerizzazione e rendendo illegale ciò che i coltivatori avevano sempre fatto, e cioè riprodursi i propri semi.

Noi donne così siamo riuscite a iniziare a preservare la diversità, migliorare la salute, i cibi ora contengono un maggior quantitativo di elementi e più diversificati, si è anche riusciti a catturare l'eccesso di anidride carbonica dell'atmosfera ritrasformandola in carbonio vivente. Abbiamo preservato semi di piante e ortaggi resistenti a terreni molto salini: i cambiamenti climatici hanno estremizzato fenomeni atmosferici ed è importante averne varie tipologie.

Servono azioni concrete e forti, in India fino alla cosiddetta “rivoluzione verde” avevamo circa 200.000 varietà di riso, che poi sono andate perse. Noi siamo riuscite a recuperarne 4.000, che sono tornate utili perché dopo vari eventi atmosferici estremi siamo sempre riuscite a far ripartire le risaie.

Lavoratrice in un campo di riso

Lavoratrice in un campo di riso | IRRI Photos / Flickr

CG - L'attuale guerra tra Russia e Ucraina non aiuta, l'emergenza climatica sembra meno urgente nell'opinione pubblica generale.

VS – Questa guerra ha reso possibile la speculazione finanziaria sul settore alimentare, un fenomeno che affonda le proprie radici nell’introduzione forzata dell’agricoltura intensiva: ma il cibo è nutrimento, società, cultura e vita.

Questa crisi, inoltre, ha aperto gli occhi dell'Unione Europea sulla sua grande dipendenza dalle forniture russe: prima si viveva in una specie di “occhio non vede cuore non duole”, ora invece il re è nudo. Il cambiamento però dipenderà dai movimenti, non dai Governi che sono ancora troppo dipendenti da logiche più grandi di loro.

Siamo una sola umanità su un solo pianeta, dobbiamo rendercene conto. La prima cosa da fare è resistere alla separazione generale che viene inserita in ogni costo nella nostra società: solo relazionandoci con gli altri possiamo farcela. C'è la tendenza a separare Paesi e popoli, per motivi di razza o religione o quant'altro, e la globalizzazione è stata decisiva in questo.

Ci sono gli oligarchi russi, vero, ma anche i miliardari negli USA, che si sono appropriati di ricchezze che appartengono alla società convincendo tutti che si tratta di cose loro, ma è un atto indebito: hanno costruito sovrastrutture che portano a divisione e separazione, vogliono togliere e separare mettendo tutti uno contro l'altro. Noi dobbiamo seminare il seme della pace e della cura, difenderci dall'odio e dalla separazione.

CG - Cosa possiamo fare per invertire questa tendenza negativa?

VS – Servono nuovo punti di vista perché i diritti di persone e animali vengano difesi, dobbiamo cambiare il nostro approccio. Con l'industrializzazione l'essere umano sta diventando il problema: ormai lo si sta sostituendo ovunque per evitarne la presenza, progettano scuole senza insegnanti, coltivazioni senza agricoltori, tribunali senza avvocati...

Quando parliamo dei problemi causati alla nostra “Terra madre”, vediamo che sono tutti causati dall'avidità, dobbiamo capire come funziona la nostra terra e ricordarci che siamo tutti un essere vivente unico, composto da tanti elementi interconnessi di cui siamo parte anche noi.

Dobbiamo passare dall'ossessione per il denaro, per la presenza sui mercati e per la globalizzazione, che ha portato alla distruzione anche di realtà sociali, all'economia del “care”, tornare alla verità dei rapporti, con la Terra e nella terra. Lì si trovano le soluzioni, non quelle fittizie e false che sono state offerte dal greenwashing, ma quelle vere, le uniche che ci possono salvare.

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India - 2022
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Vandana Shiva

è una studiosa indiana, attivista ambientale, sostenitrice della sovranità alimentare, ecofemminista e autrice anti-globalizzazione. Con sede a Delhi, Shiva ha scritto più di 20 libri. Viene spesso definita la "Gandhi del grano" per il suo attivismo associato al movimento anti-OGM.

Carlo Griseri

è giornalista e critico cinematografico, redattore e socio di Cinemaitaliano.info, collaboratore di diverse testate. È autore di saggi e testi di approfondimento e organizzatore di eventi culturali come il Seeyousound Music Film Festival.

Pubblicato:
16-08-2022
Ultima modifica:
26-07-2022
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