La scommessa collettiva: un’intervista psichedelica (I)
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La rinnovata attenzione verso le sostanze psichedeliche, raccontate in un libro che raccoglie voci, idee ed esperienze.
La rinascita psichedelica ha bisogno della sua colonna sonora. Iniziando dalla musica ambient di Jon Hopkins e dalle applicazioni di supporto alle terapie che fanno uso di sostanze psicoattive non convenzionali.
Tappeti elettronici delicati su cui si posano suoni naturali immersivi e cori celestiali. Gli occhi si chiudono naturalmente e la mente comincia a distendersi durante l'ascolto di "Music For Psichedelic Therapy”, il nuovo album del producer e compositore Jon Hopkins, già collaboratore di Brian Eno e Coldplay. Nove tracce di ambient psichedelica che fungono da terapia rilassante e meditativa: l’ascoltatore entra in una sorta di fase REM del sonno. Hopkins, infatti, ha concepito l’album ripensando all’esperienza con la DMT, una delle componenti dell’ayahuasca, uno psichedelico a base di diverse piante amazzoniche dagli effetti visionari e mistici. Le tribù dell’Amazzonia utilizzano la sostanza all’interno di rituali religiosi a cui spesso si rivolgono turisti da tutto il mondo, curiosi di conoscere le proprietà depurative di una pianta scoperta dagli europei nel XVI secolo. Tre anni fa Hopkins si trovava in Ecuador nella Cueva de Los Tayos: “Ero stato invitato a partecipare da due amiche - racconta a Rolling Stone - tra cui Eileen Hall, che ha firmato l’artwork dell’album: suo padre aveva passato la vita esplorando quelle grotte e quando è morto lei ha deciso di portare avanti la sua missione e oggi organizza spedizioni per scienziati, ma anche musicisti, fotografi, artisti interessati a sperimentare una nuova dimensione in grado di ispirarli. Ho fatto parte di uno di questi gruppi e ho avuto modo di stare per alcune notti in quel posto incredibile: un ecosistema incontaminato, dove sono riuscito a connettermi e sintonizzarmi in maniera estremamente profonda con la natura, a percepirne l’energia come non l’avevo mai sentita prima”. E nel suo album i suoni della natura, ripresi sul campo, dallo scrosciare della pioggia ai versi degli uccelli, uniti a organi e pad prolungati, sembrano riprodurre l’esperienza di un’elevazione sensoriale. Offrono una sorta di trasposizione acustica del viaggio con l’ayahuasca, possono accompagnare le terapie a base di psichedelici che sempre più iniziano a diffondersi negli ambienti di ricerca psichiatrica.
La sostanza amazzone migliorerebbe il senso generale di benessere e potrebbe essere utilizzata per trattare l'alcolismo e la depressione, come ha rivelato nel 2017 un team di ricerca britannico dell'Università di Exeter e del prestigioso University College London, che ha analizzato i dati di 96mila persone di tutto il mondo estrapolati dal Global Drug Survey, un sondaggio online. Dai dati è emerso come i consumatori della sostanza, che contiene dimetiltriptamina (DMT), soffrano di minore dipendenza da alcol rispetto ai fruitori di funghi allucinogeni o LSD, e manifestino un maggior livello di benessere rispetto agli altri soggetti coinvolti nell'indagine. “Recenti ricerche – ha affermato, come riporta Fanpage, il dottor Will Lawn, autore dello studio – hanno dimostrato il potenziale dell'ayahuasca come medicina psichiatrica, e il nostro attuale studio fornisce ulteriori prove che possa essere un trattamento sicuro e promettente”. In Brasile l’uso della ayahuasca è legale: viene utilizzata per trattare diversi disturbi psichiatrici, da quelli d’ansia ai problemi dell’umore. In Italia è in atto un paradosso legislativo: da un lato la DMT, principio attivo della sostanza, è inserita in tabella I dell'elenco delle sostanze stupefacenti e psicotrope di cui all'art. 14 del DPR n. 309/90, dall’altro la bevanda ayahuasca non è ritenuta una droga. Lo dice la Cassazione con due sentenze emesse nel 2007 e nel 2010 che ritengono “l’ayahuasca” sostanza non psicotropa. A conferma dello status legale della pianta, che i brasiliani chiamano “Santo Daime”, c’è la storia di Gianluca Curzi, responsabile di un gruppo per l’uso della sostanza nel centro Italia. Nel 2012 a Curzi fu sequestrato un pacco di Santo Daime proveniente dal Brasile, il ragazzo fu arrestato ma la detenzione durò solo quattro giorni perchè il Gip -seguendo le indicazioni dei precedenti pronunciamenti della Cassazione - riconobbe che nella bevanda ci sono “una liana (Banisteriopsis Caapi) e una foglia (Psychotria Viridis) che, anche se contengono naturalmente del DMT, non sono incluse in alcun elenco di sostanze vietate”. Pertanto in Italia non mancano rituali dove si assume l’ayahuasca in maniera controllata e rituale. Non come una droga per lo sballo. Il movimento “Ayahuasca Italia” dalle pagine del sito si schiera “per un uso esclusivamente sacro e rituale dell’ayahuasca, marcando una differenza sostanziale e netta rispetto a tutti quegli attori che cercano di spacciare l’ayahuasca come una panacea universale, attirando le persone in pratiche di matrice new age improvvisate, senza nessuna tradizione né supervisione e condotte da persone senza alcuna qualifica. Il tutto sotto lauto compenso. Tutto ciò è inammissibile, lede al buon nome sia della medicina ayahuasca stessa che di tutti i soggetti che si sono impegnati per molti anni a mantenere integro l’ambiente in cui si muovevano”.
Se l’ayahuasca è ancora al centro di studi nell’ambito della medicina ufficiale, c’è un’altra sostanza psichedelica ormai approvata dalla psichiatria per la cura dei disturbi della mente. La ketamina nasce come farmaco analgesico-dissociativo, utilizzato per l'induzione ed il mantenimento dell'anestesia ad oggi per lo più in ambito veterinario, pediatrico e traumatologico. Ma il suo uso in ambito ricreativo è roba nota soprattutto tra le comunità di raver. Posta al sesto posto dalla rivista “Lancet” nella classifica delle droghe più pericolose, la keta offre una sensazione di separazione tra corpo e mente, con vista del proprio corpo dall’esterno e apparenti visioni del futuro. Ma proprio una molecola specchio della ketamina, l’esketamina, è alla base di un farmaco che permetterebbe una rivoluzione nella lotta alla depressione, un male che colpisce 300 milioni di persone in tutto il mondo. E i casi sono aumentati dall’arrivo della pandemia di Covid-19. Secondo l’OMS, 800 mila persone ogni anno decidono di togliersi la vita a causa del “demone oscuro”. Lo Spravato, questo il nome della medicina messa a punto dalla casa farmaceutica Janssen, del gruppo Johnson e Johnson - sembra poterlo combattere. Il farmaco è stato approvato nel 2019 dall’Unione Europea: l’approvazione prevede l’associazione di Spravato (nome commerciale del farmaco), con i classici farmaci antidepressivi per gli adulti che soffrono di disturbo depressivo maggiore resistente al trattamento. Lo spray nasale alla ketamina ha dato ottimi risultato in fase di sperimentazione: su 1600 soggetti a cui è stato somministrato, il 70% circa dei pazienti ha risposto al trattamento, ottenendo una riduzione dei sintomi pari o superiore al 50%. Inoltre, la metà circa dei pazienti trattati ha conseguito la remissione al termine degli studi di 4 settimane. La prosecuzione del trattamento con esketamina spray nasale e un antidepressivo orale ha ridotto il rischio di ricaduta del 70% nei pazienti con risposta stabile e del 51% nei pazienti in remissione stabile, rispetto alla prosecuzione del trattamento con il solo antidepressivo orale. A Bari l’Unità di Psichiatria del Policlinico di Bari è stata la prima a sperimentare l’uso di Spravato: “Questo nuovo antidepressivo - ha spiegato il professor Alessandro Bertolino in un comunicato stampa - arricchisce significativamente il nostro armamentario terapeutico per il trattamento della depressione, in quanto efficace anche nelle forme più severe e gravi che sono anche quelle a maggior rischio di suicidio. La nostra precedente esperienza con l’uso di Ketamina ci lascia ben sperare di poter aiutare altre persone che soffrono di questo tremendo disturbo”.
Negli ultimi anni si sta assistendo a un boom della ricerca medica sugli psichedelici. Dopo la ketamina, sotto la lente di osservazione dei ricercatori compare ora la psicolibicina, la sostanza dei funghetti allucinogeni, assieme ai materiali della sua classe, ovvero LSD, la mescalina e il già citato DMT. Tre studi sembrano dare risultati confortanti. Dopo le ricerche nel 2011, condotte sa Charles Grop dell’Harbor-UCLA Medical Center in California, e le ricerche nel 2016 di Ronald Griffiths della Johns Hopkins University, Stephen Ross della New York University ha chiuso la sua ultima analisi nel 2021. I risultati dei lavori indicano che singole dosi, da moderate ad alte, di psilocibina, somministrate in concomitanza con la psicoterapia, producono effetti rapidi, pronunciati e prolungati (da mesi ad anni) dell'ansia e dei sintomi depressivi, nonché riduzioni prolungate del disagio esistenziale e miglioramento della qualità della vita.
C’è ancora molta strada da percorrere nel mondo medico per un accordo unanime sull’utilizzo degli psichedelici per la salute mentale, ma nel frattempo ci sono pazienti o consumatori fuori dal giro medico che utilizzano sostanze come l’esketamina o l’LSD per il sollievo dell’anima. Terapie che hanno bisogno di una colonna sonora. Recenti studi hanno dimostrato l'efficacia delle note nell'accompagnare le terapie psichedeliche. Già nel 1967 il Johns Hopkins Center for Psychedelic and Consciousness Research’s lanciò una playlist per supportare i trial clinici psichedelici: denominato "Sacred Knowledge", il mix di brani si trova su Spotify e contiene, tra le altre, opere di Vivaldi, Brahms e Mozart. Ora è la musica elettronica, nella sua componente ambient, a supportare le terapie non convenzionali. Esistono anche app, come Wavepaths, Lucid, Spiritune e Mindcure, che, grazie all'intelligenza artificiale, costruiscono percorsi musicali profilati per chi cerca nella musica, con o senza psichedelici, sollievo per depressione e disturbo post-traumatico. I brani selezionati seguono i pattern di “Music For Pychedelich Therapy” di Jon Hopkins: quindi suoni naturali e ancestrali, melodie soporifere e note immersive per distendersi e trovare relax in una società sempre più settata su ritmi frenetici.